NEL LETTO DEL VENTO: Regate Pirelli - Coppa Carlo Negri - 29 Aprile 2012 WebShake – viaggi

lunedì 30 aprile 2012

Regate Pirelli - Coppa Carlo Negri - 29 Aprile 2012

Durante la notte arriva il vento. Troppo. Durante le raffiche arriviamo comodamente a forza 5-6.  Verso le 8:30, molla un po' l'aria e... inizia a piovere. Che culo! Ci facciamo di corsa il tratto che dal molo ci separa dal "tendone Pirelli", dove abbiamo appuntamento con alcuni amici per la colazione. Ci guardiamo intorno, mentre facciamo la fila per arraffare il cibo: ascoltare alcuni equipaggi darsi arie da campioni è divertentissimo, anche se mi chiedo perché l'ambiente di certe regate debba essere popolato da questi "smerdoni" che si credono tutti Torben Grael perché hanno indosso un giubbotto griffato con il nome di una barca (non loro) e un numero velico e si accompagnano a quale velista famoso (come se la perizia nautica si trasmettesse per contatto)... Dopo queste profonde elucubrazioni filosofiche ed esserci ingozzati di focaccia (Davide) e croissant (io), torniamo in barca e usciamo. 
La pioggia diminuisce, il vento va a calare, ma è rimasta un'onda di 1 metro. Il comitato comunica la posizione della boa di percorso in direzione Genova. Parte prima il gruppo "O" e poi tocca a noi. Viene ammainata l'intelligenza e inizia la procedura di partenza. Uno sparo dello starter segnala i 5 minuti. La tensione sale, le barche si avvicinano alla linea. 
Pirelli 2012 - Uscita da Santa Margherita
Lo spettacolo della partenza è sempre impressionante: le barche si sfiorano a pochi metri, a volte centimetri di distanza, quasi al limite della collisione. Le vele sbattono, il sartiame geme, gli alberi quasi si toccano. Si sentono le urla di prodieri e timonieri ("Acqua!", "Orza!"), che spesso degenerano in strepiti e insulti ben poco signorili "cog**ne, che c*** fai", "ma vaffan***, orza!"), mano a mano che i secondi passano e ci si avvicina alla linea di partenza. 
Altro sparo: 1 minuto. Noi riusciamo a partire in barca giuria, ma la partenza viene annullata perché quasi tutte le barche sono fuori dalla linea. 
Tutto da rifare. Intelligenza, 5 minuti, nuova adrenalina e, finalmente, si parte! Jeronimo sfila via dalla parte della boa. Un J122 ci vira sopra e ci copre. Lo lasciamo andare e viriamo verso la boa di disimpegno. Si issa il gennaker medio e corriamo a 9-10 nodi verso Genova. Passiamo il promontorio di Portofino, andando verso il largo, dove c'è più vento. Recuperiamo molte posizioni. Vediamo avvicinarsi anche i gennaker degli Swan 45. Strambiamo e andiamo verso terra. Il vento tiene e la velocità è costante. Ci mettiamo dietro il J122 e molti altri diretti concorrenti. Finalmente si vede la boa. Prepariamo l'ammainata e il tattico opta per il genoa medio, perché il vento soffia ancora a 12-15 nodi. Io scendo in coperta, per aiutare la prua in ammainata (il gennaker di Jeronimo è  più di 200 mq...). Vedo il genoa che viene issato e poi, succede il delirio... la scotta non viene abbastanza cazzata, la barca non poggia, la base della vela resta lontana, la drizza viene mollata di botto e, mentre la prua cerca di recuperare la vela, la mura si apre di colpo e il bompresso rientra, sfondando la paratia del bagno... Il gennaker finisce in acqua e, per recuperarlo, viene taglia la balumina. Tutta la manovra ci fa perdere quasi tutto il guadagno conquistato nella poppa. Il morale è sotto terra e la concentrazione va a farsi benedire. Ciliegina sulla torta: inizia a piovere.
Seduta in falchetta, fra una virata e l'altra, nel mio ruolo di "peso" bagnato, mi godo il paesaggio: la costa vista dal mare assomiglia ad un presepe, con le case colorate aggrappate alla costa verdeggiante che digrada nel mare cobalto. 
Pirelli 2012 - Jeronimo sulla linea di partenza
Nel lato di bolina continuiamo a perdere posizioni, anche se le manovre andando quasi a sfiorare la scogliera del Parco di Portofino sono emozionanti. Arriviamo alla punta del Faro e, com'era prevedibile, il vento, che in questo punto rimane coperto dal promontorio, molla di colpo. Restiamo a ciondolare alla strabiliante velocità di 1.2 nodi, mentre altre barche si sfilano via. Riusciamo a ripartire con fatica, aiutati dall'onda, issiamo il gennaker leggero ma qualcuno lassù spegne l'interruttore dell'aria. Questa volta definitivamente e ci troviamo incastrati nel "golfo dei nesci" (il golfo degli "sciocchi"), come lo chiamano i genovesi. Solo dopo due strambate e quasi un'ora di sofferenza riusciamo a tagliare il traguardo al 24° posto (per la classifica). 
Si torna a casa un po' mesti e abbacchiati, perché non possiamo partecipare alla rivincita.

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