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martedì 28 agosto 2012

Karijini National Park - Joffre Gorge: arrampicata e acque gelide

Karijini NP - Trail
Dopo il paradisiaco bagno a Fern Pool (che è servito anche a lavar via i quintali di polvere rossa che avevo addosso) giunge il momento della prova della verità. Riuscirà il nostro fido destriero a percorrere i 35 km di strada sterrata che ci separano dalla Weano Gorge senza smontarsi? Davide ha colto la sfida ma si vede che è un po' preoccupato. Il nostro mezzo non è esattamente un 4WD e sullo sterrato sgroppa, scoda e si dimena senza sosta. Il pilota è concentratissimo: se si scende sotto i 60 km/h il camper sembra sul punto di esplodere, mentre se si superano gli 80 km/h rischiamo di decollare. Io incrocio le dita, prego che nessuna bestia attraversi la strada e seguo il tracciato, presissima dal mio ruolo di navigatore.
Dopo un'ora di guida off-road, giungiamo finalmente, con gran respiri di sollievo, al Karijini Eco Retreat: resort con annesso campeggio, perso nel bush, a due passi dalla Weano Gorge, nostra meta di domani.
Karijini NP - Joffre Gorge
Per oggi ne abbiamo avuto abbastanza di strade corrugate e decidiamo di visitare a piedi la Joffre Gorge.
Scompariamo nel bush, nascosti dalla spinnifex dorata, alta quasi quanto noi e, dopo una breve passeggiata, arriviamo ad un punto panoramico. Sul fondo della gola di arenaria rossa si trova un grande lago, blu zaffiro, che i locali chiamano "Olympic pool". Stormi di kakatoo bianchi volano sull'acqua gridando. Cerchiamo un sentiero per scendere al lago. Troviamo un unico passaggio: un trail di livello 5, vale a dire discesa alpinistica (oddio le mie vertigini...). Mi faccio coraggio e la curiosità di vedere da vicino il lago e più forte della paura, anche se in paio di passaggi, sono praticamente terrorizzata. Arriviamo finalmente sul fondo: di fronte a noi c'è un laghetto verde bottiglia, mentre a sinistra e a destra la roccia è una stretta fenditura rossa nel cielo blu. Del sentiero per la "piscina olimpica" nemmeno l'ombra. Alla nostra sinistra l'acqua salta via in una serie di piccole cascate e si infila in una nuova gola. Fine del mondo. A destra si intravede una lingua di sabbia. Si va a destra. Nuova arrampicata sugli scivolosi gradini di arenaria e ci troviamo a Joffre Gorge: una silenziosa cascata scivola su un anfiteatro di centinaia di scalini rossi, tuffandosi in un laghetti cristallino. Siamo solo io e Davide e altri due signori australiani, che ci lasciano soli a goderci questa meraviglia.
Joffre Gorge - Joffre Falls
E' ora di tornare indietro. Il caldo si fa sentire e l'acqua del laghetto verde è invitante. Gli Aussie si sono già tuffati. "Is it cold?", chiedo prudente. "It's freezing but amazing", è la risposta. Davide scuote la testa. Se voglio fare il bagno, non devo aspettarmi la compagnia della mia dolce metà. Mi spoglio. Ormai non posso più tirarmi indietro, è una questione di orgoglio nazionale. Gli australiani sorridono "You should dive quickly!", aggiungono, mentre rabbrividisco al contatto con l'acqua ghiacciata. L'inno di Mameli risuona nelle mie orecchie e mi tuffo. Merd! (come direbbero a Parigi). E' gelida!!! Resto senza fiato e schizzo fuori dall'acqua, veloce come un gatto. L'orgoglio nazionale è salvo, ma mi sono gelata le chiappe. Davide sorride. Carogna.
Torniamo al nostro campo base, felici per la scalata. La giornata termina con il sundowner di rito, guardando il sole che si spegne nel bush, affondando, forse, nella Olympic pool.

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