NEL LETTO DEL VENTO: 19 ago 2012 WebShake – viaggi

domenica 19 agosto 2012

Monkey Mia - Point Quobba: king waves kill

Monkey Mia - Sunset
All'alba i delfini di Monkey Mia nuotano nel sole che sorge all'orizzonte.
Su una lingua di sabbia, decine di pellicani si svegliano rumoreggiando, prima di alzarsi in volo nel il cielo dorato.
In silenzio guardiano Puck e Piccolo cacciare un pesce, inseguendolo fino alla riva.
Ci riempiamo gli occhi di meraviglia e poi lasciamo Monkey Mia, prima che arrivi l'orda dei turisti e inizi lo spettacolo. E' un addio velato di tristezza, perchè le emozioni che abbiamo vissuto qui, sono state uniche.
Shell Beach
Rotta in direzione di Carnarvon, prima tappa Shell Beach: spiaggia di milioni di minuscole conchiglie bianche che sprofondano nel mare turchese. Intorno ci sono il bush e la terra rossa: un contrasto prodigioso.
Secondo stop ad Hamlin Pool, passeggiando fra gli stromatoliti, fossili viventi che emergono dall'acqua cristallina in strutture a fungo. I più antichi esseri viventi presenti sulla Terra, emettono minuscole bolle d'ossigeno nell'acqua cristallina, rendendola effervescente. Gli studiosi pensano che siano stati questi organismi, miliardi di anni fa a rendere l'aria respirabile con le loro bollicine.
Hamlin Pool - Stromatoliti
Li guardo e cerco di immaginare il nostro pianeta, quando non c'erano che oceani deserti e aria irrespirabile. E' di fronte a spettacoli come questo, che mi rendo conto di quanto sia arcaico e selvaggia l'Australia, rispetto all'addomesticata Europa, coi suoi pascoli verdi, le città, i boschi e le pianure coltivate. Guardandosi intorno, non sembra di essere dall'altra parte del globo, ma dall'altra parte dell'universo conosciuto.
Lago Macleod
Breve sosta a Carnarvon, per provviste e benzina e ripartiamo verso Quobba Station, costeggiando piantagioni di banane e l'arida desolazione del Lago Macleod, con la sua fioritura di pozzanghere di finissimo sale bianco. Lungo la strada corre una linea elettrica, sospesa su pali di legno, che si perde nel nulla. Siamo nel never never.
Arriviamo al fondo della strada asfaltata. Alcuni turisti giapponesi si fanno immortalare sotto un cartello con la scritta "King waves kill", nell'area dei blowholes.
Proseguiamo, sobbalzando sullo sterrato per 8 chilometri ed arriviamo a Quobba Station.
Passiamo davanti a capannoni di lamiera, ricovero per trattori e macchinari da lavoro, prima di arrivare alla "reception", strana specie di emporio dove si vende dalla crema solare alla legna per il barbeque. Ci accoglie una signora di mezz'età, che parla una lingua che a stento definirei inglese, la quale annota i nostri nomi su uno sgualcito quadernone a righe, fitto di nomi, date e targhe di autoveicoli.
Point Quobba - The beach
Prendiamo possesso dalla nostra piazzola in mezzo al bush, dove saltellano i conigli.
Dall'altra parte delle dune di sabbia, c'è l'Oceano Indiano. La bassa marea ritirandosi ha lasciato scoperta l'estremità della barriera corallina. Saltello da una pozza all'altra, inseguendo i granchi, prima di sedermi con Davide a guardare il tramonto, sulla spiaggia rosa, dove ci sono i resti di migliaia di conchiglie.
La notte accende il cielo di milioni di stelle: una cupola incastonata da infinite luci sfavillanti, mentre in sottofondo, l'urlo dell'oceano contro le scogliere rosse fa da colonna sonora.

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