NEL LETTO DEL VENTO: 1 nov 2013 WebShake – viaggi

venerdì 1 novembre 2013

Marco Nannini ASD - Keep calm and go sailing

 
Ho iniziato ad andare in barca tardi, oltre i trent'anni, ma la passione per il mare e la vela me la porto dentro fin da quando ero piccolissima. 
Tutto è iniziato con mio padre che prima di addormentarmi mi diceva "Pensa a qualcosa di bello" e io gli domandavo "Papà, ma tu a cosa pensi per dormire?", "Mi immagino di stare seduto su una barca con le vele spiegate, mentre naviga sul mare blu in una giornata di sole". 
Da quel momento, la barca e il mare sono diventati per me sinonimo di felicità ed un sogno da realizzare. Un sogno che ho rincorso per anni e quando ho posato per la prima volta i piedi in coperta, era inevitabile che fosse amore. 
La barca è stata, in questi anni, un veicolo di sensazioni fortissime ed emozioni indimenticabili, sia in crociera che in regata, nonché l'occasione di incontrare e conoscere persone che condividono la mia stessa passione, gli stessi bisogni, la stessa prospettiva. Seduti in pozzetto, dopo una giornata passata in mare, non c'è niente di meglio che bere un bicchiere e ascoltare storie di viaggi, regate, tempeste e bonacce ed immaginare, attraverso le parole degli altri, giri del mondo in tutte le declinazioni (in crociera, in regata, in doppio, in solitaria, a tappe, di bolina), o luoghi geografici che per i marinai hanno una grande potenza evocativa (i Caraibi, Capo Horn, Capo di Buona Speranza, Gibilterra) e poi iniziare a sognare una quotidianità di onde, vento e salsedine, invece che di monitor, stress e cemento.
Questo mi è successo quando io e Davide ci siamo ritrovati a navigare con Marco Nannini
L'avevamo conosciuto in occasione di un interessantissimo corso sul meteo applicato alla navigazione e l'esperienza precedente, in cui avevamo passato con lui una giornata a bordo di Mowgli, il suo Class 40, non poteva che farci venire l'acquolina in bocca. 
Così il week-end del 1 novembre, siamo tornati a bordo. 
Le sensazioni che ci ha regalato la barca in questi due giorni di navigazione, sono state tante: velocità, agilità, stabilità, potenza, sicurezza, con la giusta dose di confort che ti puoi aspettare da un oggetto che ha fatto due regate intorno al mondo. 
In poco più di ventiquattr'ore, dopo aver lasciato Marina del Fezzano, doppiamo la Giraglia e, dopo una breve sosta a Capraia, torniamo in porto, prima che si scateni l'ira degli dei. 
Oltre 200 miglia di divertimento puro (e un po' di stanchezza). 
Durante la navigazione, Marco discute con noi di meteo e strategia, ci illustra le particolarità di conduzione della barca, ci sprona a farle dare il massimo, mentre ci racconta episodi mozzafiato della Global Ocean Race o della Rotta del Rhum, di come è nato il suo progetto di regata attorno al mondo, dei problemi che ha incontrato strada facendo e come, alla fine, sia riuscito a concretizzarlo. 
Nel frattempo Mowgli corre sulle onde, veloce e sicura, mentre il timone passa di mano in mano. 
Regoliamo le vele, ognuno parla delle sue esperienze, dei suoi progetti, di barche e di emozioni. 
Ascolto affascinata la storia di Pavel, il co-skipper di Marco in questo week-end, che ha attraversato l'Atlantico con gli amici su Nausicaa, una barca d'epoca tutta in legno e, di colpo, vorrei avere 10 anni di meno.
Le loro parole sono la testimonianza che i sogni possono uscire dai cassetti, a condizione di avere un progetto e di impegnarsi a realizzarlo. Banale? Può darsi, ma di solito è di fronte alla banalità della quotidianità e all'incapacità di credere con costanza in un progetto, che la maggior parte dei sogni si infrangono. Al contrario, ascoltare le esperienze di chi ci "ce l'ha fatta", come Marco, forse non servirà a realizzare il nostro sogno, ma apre nuove prospettive e aiuta a superare alcuni ostacoli, mostrandoci un approccio concreto. 
In ogni caso, almeno il sogno di aver navigato per due giorni su un Class40, io l'ho realizzato.





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