NEL LETTO DEL VENTO: 07/01/2014 - 08/01/2014 WebShake – viaggi

giovedì 31 luglio 2014

Bretagna di carta - 5 libri per scoprire lo spirito bretone


I miei ricordi della Bretagna sono un caleidoscopio di immagini e sensazioni: un faro sulla scogliera a picco sulle onde dell'Atlantico, il profumo pungente delle alghe sulla spiaggia, il sorriso schietto dei pescatori nei porti, le cassette per le offerte ai Sauveteurs en Mer, il vento che soffia forte nelle vele di Bachi-Bouzouk (la nostra barca), il miraggio dell’isola di Ouessant all'orizzonte, la corrente a 6 nodi dentro il porto di Benodet, le scorpacciate di ostriche e boulot ormeggiati nel porto di Souzon...

Dopo il mio ritorno a casa ho cercato dei libri che riuscissero a raccontare veramente lo spirito di questa terra meravigliosa, ad esprimere la vera “anima” Breizh. Ne ho scelti cinque, perché, ciascuno a modo suo, svela una particolarità dell’anima bretone.

Le cafè: “Il cane giallo”
In quest’ennesima avventura del commissario Magret nella provincia francese, Simenon descrive con efficacia l’atmosfera che si respira nei cafè, vero fulcro della vita delle cittadine bretoni, centro della vita sociale. Qui ci si incontra e, davanti ad un bicchiere di chouchen, si scambiano impressioni sul tempo, sulla pesca, sulla politica, ci si informa su quello che succede in paese. 
Se volete assaporare le atmosfere descritte nel romanzo, prendete una tazza di sidro al Bar Atlantique di Concarneau e guardate il porto che piano piano si svuota all’arrivo della bassa marea.
(GEORGE SIMENONIl cane giallo”, 1994, Adelphi)


La sfida dell’oceano: “Cacciatori di Tempeste”
Un libro meraviglioso, un vero must per chi ama la Bretagna e il mare. Racconta la storia (vera) del rimorchiatore d’alto mare Abeille Flandre, del suo capitano Carlos e del suo straordinario equipaggio, impegnati nel soccorso delle navi nel rail di Oussent e nel Canale della Manica, uno dei tratti di mare più trafficati e più pericolosi del mondo. Il racconto dei salvataggi e delle tempeste che si scatenano al largo della Bretagna vi lascerà senza fiato e vi aiuterà a capire il rapporto fra uomini e mare in questa meravigliosa terra.
(HAMON HERVE’ “Cacciatori di tempeste”, 2001, Mursia Editore)


Superstizioni Breizh: “La leggenda della Morte”

Immaginate di fare il marinaio in Bretagna, imbarcato all’inizio del ‘900 su un piccolo peschereccio a vela. Immaginate di dover andare a pesca d’inverno, quando il mare batte la costa con una violenza inaudita e una manovra sbagliata significa morte certa. E mentre lui lotta contro la tempesta, a casa la moglie e i figli restando in attesa del suo ritorno, senza poter comunicare, senza notizie per intere settimane, a volta mesi. Così ogni segno diventa un presagio, ogni incubo una premonizione di morte dei propri cari. La morte diventa una presenta persistente, un’entità da temere e da rispettare. Proprio la morte, in tutte le sue declinazioni (beffarda, crudele, inaspettata, misericordiosa) è la protagonista delle leggende raccolte da Anatole Le Braz in questo libro. Una lettura affascinante, anche se un po’ inquietante.
(ANATOLE LE BRAZLa leggenda della morte”, 2001, Sellerio Editore)

Personaggi bretoni: “ Parti in fretta e non tornare”
Vi chiederete perché ho inserito nella lista questo romanzo di Fred Vargas che non è ambientato in Bretagna, bensì a Parigi. Innanzitutto, perchè a Parigi, nel quartiere Montparnasse (dov’è ambientato il romanzo) c’è una importante comunità bretone e poi perché il personaggio di Joss Le Guerne, il banditore, uno dei protagonisti di questo avvincente thriller, è il perfetto prototipo del bretone burbero e sanguigno, del marinaio a cui l’oceano ha impartito una dura lezione che ha cambiato per sempre la sua vita. C’è molta Bretagna in questo romanzo: fantasmi che riemergono dal passato, racconti di naufragi, armatori senza scrupoli.
(FRED VARGAS Parti in fretta e non tornare”, 2004, Einaudi)

La costa bretone: “Il battello rubato”
Ancora un thriller per raccontare le atmosfere della costa bretone. 
Stavolta siamo a Camaret-sur-mer, vicino a Brest. Qui la costa s’innalza a picco sul tormentato Mar d’Iroise, creando paesaggi mozzafiato, come quelli di Point de Pen-Hir o di Point du Toulinguet col suo faro immacolato. 
Protagonista di questa avvincente storia è Mary Lester, l’intrepida investigatrice creata dalla penna di Jean Failler, che si trova suo malgrado ad indagare su un complicato mistero che coinvolge navi rubate, segreti militari e forze speciali. Come in tutti i romanzi dello scrittore bretone, il paesaggio e i luoghi della Bretagna non fungono solo da scenografia ma diventano protagonisti della storia. 
(JEAN FAILLERIl battello rubato”, 2006, Robin Edizioni)

Buona lettura!

martedì 29 luglio 2014

Alla scoperta di Orvieto: mosaici, labirinti e...piccioni



Il Duomo a mezzanotte
Orvieto è soprattutto il Duomo: il perfetto connubio dei marmi policromi e dei mosaici dorati, la meraviglia dei suoi bassorilievi dalla potente forza espressiva, gli affreschi del Beato Angelico nella cappella di San Brizio, quasi cinematografici nella loro drammaticità.
La cattedrale è il centro fisico e simbolico di questa meravigliosa città,  intorno alla quale si concentra la vita di abitanti e turisti.
Camminando per le viuzze strette, vi troverete irresistibilmente attratti dalla sua facciata e, col passare delle ore o al cambiare del tempo, la scoprirete sempre diversa, sempre nuova, sempre più affascinante.
Se ne avete la possibilità, prendete un calice di vino alla Cantina Foresi o all'Enoteca Al Duomo e godetevi un brindisi al tramonto.

Il Pozzo di San Patrizio
Ma Orvieto non è soltanto il Duomo, perchè sotto i vostri piedi, si snoda un labirinto di antiche cantine, pozzi, colombaie, frantoi, ripostigli e magazzini, scavati nel tufo sotto la città. Molti sono ancora utilizzati dagli orvietani che, avendo poco spazio a disposizione in superficie, nei secoli hanno ricavato nuovi spazi sotto le loro abitazioni.
Il Pozzo della Cava
Il Pozzo della Cava
La terra non è stata scavata soltanto per far posto a botti o frantoi, ma anche per cercare il bene più prezioso: l'acqua. Il pozzo più famoso, quello di San Patrizio, è una fantastica opera di ingegneria che scende nel sottosuolo per più di 50 metri. Quello che però ci ha colpito di più  è stato il Pozzo della Cava, per due ragioni. Innanzitutto, per la sua storia. Il pozzo è stato scoperto per caso all'inizio degli anni '80 dal signor Ersilio che si è imbattuto nei resti  mentre stava ristrutturando casa. Invece di ricoprire tutto, questo attempato Indiana Jones ha finanziato di tasca propria gli scavi e ne ha fatto un museo aperto al pubblico. L'unico museo d'Italia gestito dalla famiglia che ne è proprietaria. 
Vi consiglio di visitarlo, non soltanto perché è un monumento di sicuro interesse storico e didattico, ma anche per sostenere questa lodevole iniziativa.

Orvieto sotterranea
Se siete affascinati da questo mondo sotterraneo e volete approfondirne la conoscenza, il modo migliore è partecipare ad uno dei tour organizzati da Orvieto Sotterranea, che partono a diversi orari dalla biglietteria vicino al Duomo. Accompagnati da un'esperto archeologo abbiamo scoperto che le grotte sono state scavate sotto la città fin dai tempi degli Etruschi e sono state utilizzate per svariate attività, fra cui quella dell'allevamento dei piccioni.
Ma perchè proprio i piccioni? 
Perchè in caso d'assedio questi uccelli sono in grado di cibarsi autonomamente uscendo in volo dalla città, a cui fanno ritorno ogni sera sera. Inoltre (come ben sanno gli abitanti di Milano e Venezia) sono molto prolifici e, quindi, costituiscono una fonte quasi inesauribile di cibo. 
Oggi nelle grotte sotto Orvieto non vengono più allevati questi animali, ma il piccione alla leccarda resta un piatto tipico della cucina orvietana. Se volete assaggiarlo, potete prenotare da Aronne, un ristorante molto grazioso vicino alla Torre del Moro, in cui potrete assaporare la vera cucina orvietana, accompagnata da un'ottima carta dei vini.


Dormire:
La Magnolia
http://www.bblamagnolia.it/
Via del Duomo, 29
05018 Orvieto
Tel. 0763.342808
Meraviglioso B&B a due passi dal Duomo. Camere ben arredate e pulitissime. Ottimo rapporto qualità prezzo.


Mangiare:
Trattoria del Moro (da Aronne)
http://www.trattoriadelmoro.info/
Via San Leonardo, 7
05018 Orvieto
0763-342763
Ottima trattoria in pieno centro storico. Piatti tipici e ambiente caldo e accogliente. Obbligatorio prenotare.


Bere:
Enoteca Al Duomo
http://www.enotecaduomo.com/
Piazza del Duomo, 13
05018 Orvieto
Tel. 0763-344607

Bellissima enoteca con affaccio sul Duomo. I gestori sono gentilissimi e molto preparati. Ottimo l'aperitivo accompagnato da meravigliosi salumi e formaggi locali.

Prodotti tipici:
Fratelli Mocetti (Macelleria- Norcineria)
Via Malabranca 2/4
05018 Orvieto
Tel. 0763-344737
Salsiccie di fegato speziate, guanciale stagionato, salami al finocchietto, pecorini e, sopratutto, una divina PORCHETTA. Se amate i salumi, non perdetevi questo indirizzo.









 




venerdì 25 luglio 2014

Col vento nelle mani (la mia prima volta in barca a vela)


La barca a vela ha fatto parte dei miei sogni fin da bambina.
Per addormentarmi, mio padre mi raccontava storie di mare e di vento, di barche sospinte da brezze leggere su acque turchesi, di pesci colorati che nuotavano sotto la prua accarezzata dalle onde e di velieri ormeggiati davanti a candide spiagge caraibiche.

La vela era il suo sogno ed è diventata il mio sogno.
Un sogno che ho chiuso in un cassetto, mentre invidiavo un po’ gli amici che partivano per un corso coi Glenans o a Caprera.

Poi, quattro anni fa, durante uno di quei periodi in cui uno sente l’urgenza di rivoluzionare il proprio mondo, ho deciso di aprire quel cassetto. 

Era la Pasqua del 2009 e volevo passarla lontana dalla mia famiglia, dall’agnello al forno, dalla colomba e dalla grigliata con gli amici.

Cercai su internet e capitai sul sito di Flash Vela. Guardai le foto delle barche e, senza pensarci troppo, li contattai per iscrivermi al corso base.

Il sabato mattina, prima dell’alba, ero già in macchina diretta verso Sanremo.

Arrivata in porto, incontrati Roberto Raineri, il mio Maestro, e insieme andammo a vedere La Rossa, che sonnecchiava sull’acqua: slanciata e bellissima.

Dopo la lezione di teoria, mollarono gli ormeggi e uscimmo in mare.
La Rossa oscillava a destra e sinistra, seguendo il ritmo delle onde e, mentre venivano issati la randa e il fiocco, io fissavo la punta dell’albero che mi sembrava altissimo.
Poi, iniziammo a bolinare e, mentre la barca piano piano s’inclinava seguendo il vento, il mio sorriso si allargava sempre più.
Ero la donna più felice al mondo, mentre il vento mi scompigliava i capelli e gli spruzzi d’acqua fredda mi bagnavano il viso.

Ho capito, in quel momento, che avrei potuto vivere su una barca per sempre, come i protagonisti dei racconti di mio padre.

Quando fu la mia volta al timone, presi quella ruota un po’ titubante, senza saper bene cosa fare. Sotto la guida di Roberto (“orza ancora un po’”, “poggia”), cercai di seguire una rotta, senza farmi troppo distrarre da quella continua ondata di emozioni. Seguendo le mie mani, che stringevano troppo stretta la ruota, La Rossa danzava sicura nel vento, cavalcando leggera e veloce le onde. Dentro di me ridevo di gioia, perché mi sembrava di procedere velocissima sull’acqua, anche se non stavamo superando neppure i 6 nodi (poco più di 10km all’ora…).

Da quel momento, il vento mi è entrato sotto pelle e la vela non mi ha più lasciato. 
Su una barca a vela ho conosciuto mio marito e ogni volta che metto piede a bordo, so cosa significhi veramente essere Felice.

giovedì 24 luglio 2014

Isola del Giglio: per fortuna non c'è solo la Costa Concordia

Ci sono posti dove il vento è di casa.
Talamone è uno di questi e proprio da questo incantevole angolo di Maremma, inizia il nostro week-end in barca a vela, a caccia di vento ed emozioni.

Arriviamo la sera tardi, il borgo è illuminato, le barche sonnecchiano sull’acqua scura. Dopo aver caricato a bordo di Razza Clandestina i nostri bagagli e la cambusa, ci godiamo una birra fresca nel bar davanti al porto.

Talamone
La giornata per i marinai inizia presto e sono da poco passate le 10.00 quando molliamo gli ormeggi in direzione Giannutri. Il vento è piacevole (una decina di nodi) e ci permette di tenere una comoda andatura al lasco. Arrivati vicino all’Argentario, Eolo ci spegne il vento. Ci consultiamo rapidamente: mancano circa 8 miglia a Giannutri e nessuno ha voglia di farsi più di due ore col rombo del motore nelle orecchie.


Isola del Giglio - Cannelle
Davanti a noi c’è l’isola del Giglio e la nostra destinazione è presto decisa: si va alle Cannelle, una bellissima insenatura vicino alle famigerate Scole. Diamo ancora in un angolo non troppo affollato e ci godiamo un bagno nell’acqua turchese, nuotando fra le occhiate.

Ormai è quasi sera e ci dirigiamo verso la baia di fronte a Campese, dove passeremo la notte. Per arrivarci passiamo davanti a Giglio Porto. Lo sguardo viene irresistibilmente attratto dal relitto della Concordia: un mastodontico scempio di lamiere, inclinato paurosamente davanti al porto, che nasconde completamente il piccolo paese.

Costa Concordia
In questi ultimi 30 mesi, l’immagine di questo meraviglioso angolo di Toscana è stato indissolubilmente legato a quello del disastro della nave da crociera e al disperato tentativo di rimediare ad quel tragico episodio di incompetenza nautica. 
Visto da vicino l’immenso relitto è veramente impressionante e mi rendo conto del sospiro di sollievo che ieri hanno tirato i gigliesi, quando la Costa Concodia ha mollato gli ormeggi, liberando l’isola da questa maledizione.

Punta del Fenaio - Il Faro
Giglio Campese
Isola del Giglio - Tramonto
Doppiamo Punta del Fenaio, mentre il sole comincia a calare, e ci ancoriamo davanti a Giglio Campese, con le sue strutture residenziali e la bella spiaggia, vicino ad una torre d'avvistamento.
Sullo sfondo, abbarbicata sulla cima del promontorio, si vede Giglio Castello.

Il vento ci ha messo fame e ci godiamo un abbondante aperitivo ammirando il tramonto, mentre il sole che tinge d’oro la baia.

Rilassati e soddisfatti, guardiamo il cielo che si accende di migliaia di stelle, cullati dalle onde.


martedì 15 luglio 2014

Fragola e limone: ricordi di un'estate lontana

Wordle: VentoSalato

Tutti ricordiamo l'eccitazione delle partenze per il mare durante le vacanze scolastiche: la macchina carica all'inverosimile, le valigie rigonfie, i nostri genitori agitati, nervosi, le lunghe code in autostrada.
Poi, finalmente, dopo ore di caldo e noia, ecco finalmente il mare, una sottile striscia azzurra contro il cielo blu, alla fine di quella interminabile linea d'asfalto.

Ricordo quella voglia incontenibile di gettare via i vestiti, mettermi il costume e correre subito in spiaggia per riabbracciare gli amici lasciati l'anno prima. 


Mi basta chiudere gli occhi ed ho di nuovo sulle labbra il gusto un po' chimico dei ghiaccioli alla fragola o al limone, i primi batticuore per quel ragazzo biondo di cui ho smarrito il nome, il sapore della salsedine sulle braccia, gli ombrelloni a righe bianche e blu e il venditore che grida "cocco fresco! cooooccoooo bellooooooo!".
Come fosse ieri, aspiro il profumo delle creme solari, assaporo quella deliziosa focaccia calda e unta, mentre la mia mamma continua a ripetere il fastidioso mantra "devi aspettate un'altra ora prima di fare il bagno". 

Sento sotto le unghie lo scricchiolio della sabbia bagnata mentre scavo una buca fino a veder zampillare l'acqua di mare. In sottofondo le note dell'ultimo tormentone di Festivalbar. 

Corro tenendo per mano la mia amica dai capelli lunghi, mentre cerchiamo di schivare i gavettoni di ferragosto, che ci piovono addosso da tutte le parti, sotto forma di palloncini colorati.

Cambia il fotogramma in questo film un po' strampalato, dove la fantasia si confonde col ricordo, ed ecco che trascino mia sorella sulla sabbia, tenendola per i piedi, utilizzando il suo sedere per costruire la parabolica della pista per le biglie, dove far sfrecciare le vetture di Formula 1, imprigionate in sfere di plastica colorate. Io rido, lei mi fa il broncio. Dopo la partita raccogliamo gli smeraldi ed i turchesi sul bagnasciuga, mentre le onde ci spruzzano il viso, perchè il mare è magico ed è capace di trasformare in rare pietre preziose vecchie piastrelle e cocci di bottiglia.

La giostra dell'amarcord continua a girare, come i pedali del pattino bianco e rosso, che scivola sulle onde fra le nostre grida di gioia.
Improvvisiamo una gara di tuffi e qualcuno mi tira per i piedi sott'acqua. Riemergo sputacchiando, i capelli fradici incollati sul viso. Le mani bagnate sono ormai diventate rugose come prugne secche e qualcuno dal bagnasciuga mi urla di uscire dall'acqua.

Suona il telefono. Il sogno è svanito. A Bologna è un'afosa giornata di luglio e in ufficio si sopravvive solo grazie ai ricordi e all'aria condizionata.

Fino alla prossima vacanza.

mercoledì 9 luglio 2014

Franschhoek e la valle dei vini - Nettare sudafricano


Franschhoek - Vista da Franschhoek Pass
Bredasdorp





Il Sudafrica è una continua scoperta. 
Un caleidoscopio di paesaggi, che scorrono fuori dal finestrino, sotto un cielo azzurro squillante.
Dopo le montagne innevate di Swellendam e la sabbia rosata di Cape Aguhals, ripartiamo da Bredasdorp
La strada serpeggia sinuosa seguendo il profilo delle colline, dove distese di fiori giallo limone sbattono contro prati verde smeraldo. 

Per arrivare a Franschhoek si inerpichiamo sulle montagne, dove rocce aguzze bucano la distesa di fynbos
All'improvviso, superata una serie di tornanti, ci troviamo  sulle rive di un lago turchese, circondato da distese di pini profumati.  Una barca a vela scivola sulle onde di questa meravigliosa cartolina.
Lungo la strada, i sudafricani chiedono un passaggio sfoderando un sorriso e sventolando 10 rand per compensare la cortesia.

Arriviamo in cima al Franschhoek Pass e ci fermiamo ad abbracciare con lo sguardo la valle dei vini che si apre davanti a noi, in compagnia dei ciclisti che si fermano a riprendere fiato prima di buttarsi a capofitto giù per la discesa.


Threewaterskloofdam






Passeggiamo nei roseti intorno all'Huguenot Monument, dove la statua raffigurante la libertà di culto alza le braccia al cielo, in un eterno monito contro le persecuzioni religiose.
La valle dove ci troviamo è stata colonizzata fra il XVII e il XVIII secolo dagli Ugonotti, che fuggirono dalla Francia per poter professare liberamente il credo protestante. Arrivati dall'altro capo del globo, rinominarono le loro tenute coi nomi dei loro paese di origine: Chamonix, La Motte, Provence,  in ricordo delle case a cui non sarebbero più tornati.
Huguenot Monument
La Motte - Wine Estate

Scappiamo dal lezioso centro di una Franschhoek affollata dai turisti e ci rifugiamo alle cantine La Motte per conoscere meglio il vero protagonista di questa regione: il vino. 
La qualità della produzione vinicola di questa zona è eccezionale e non ha niente da invidiare a quella delle più importanti cantine italiane e francesi. Proprio ai francesi, infatti, si deve la fondazione delle aziende che hanno reso famoso il vino sudafricano in tutto il mondo. Basta assaggiare il favoloso Syrah prodotto in queste cantine, dal sapore raffinato, leggermente tannico, per capire che qui di vini se ne intendono. Veramente.

Un'altro motivo per fare la valigia e partire per questo meraviglioso paese. Datemi retta: non ve ne pentirete.

Dove alloggiare:

Bredasdorp Country Manor
9 Kloof St, 
Bredasdorp 7280, 
Sudafrica
Tel.: +27 28 425 2724
www.bredasdorpcountrymanor.co.za

Rustenboch Guesthouse
110 Merriman Street,
Simonswyk,
Stellenbosch 7600
Tel. +27 21 887 8549
http://www.rustenbosch.com/

Degustazione di vini

La Motte
R45 Main Road,
Franschhoek Valley
Tel. +27 (0)21 876 8000
http://www.la-motte.com/



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