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lunedì 26 gennaio 2015

Sudafrica - Safari nel Hluhluwe-iMfolozi: esplorando a piedi la savana

Durante il nostro viaggio in Sudafrica il momento più emozionante è certamente stato l'Extended Short Wilderness Trail, un safari a piedi di 4 giorni all'interno del parco Hluhluwe-iMfolozi.
Di quegli istanti di libertà, trascorsi vagando nella natura selvaggia serbo dentro di me un ricordo speciale, perchè è stata una delle esperienze più coivolgenti di questo viaggio indimenticabile.



Un sogno chiamato Africa


Attenti... a tutto!
Il nostro viaggio in Sudafrica è stato la realizzazione del sogno di una bambina cresciuta guardando i documentari di Geo e Superquark, perchè per me, andare in Africa significava prima di tutto poter ammirare l'incredibile fauna di questo continente.


Dopo tre ore di macchina da Durban, varchiamo l'ingresso del parco.

Un cartello ci avverte di rallentare a 50 km/h e di fare attenzione agli animali. 
Ci sembra una cautela eccessiva, visto che abbiamo appena lasciato la strada principale. 
Sbagliamo, perchè dopo la prima curva, davanti a noi ci sono 3 elefanti. Due camminano placidamente sull'asfalto, bloccando una decina di automobili, e non sembrano avere alcuna intenzione di muoversi. Un terzo è quasi nascosto dai rami di un'acacia che sta lentamente distruggendo, strappando con la proboscide i rami più bassi.
Ho gli occhi letteralmente fuori dalle orbite, un sorriso ebete stampato in faccia ed un sorriso a 44 denti.

Il nostro primo incontro con sua maestà l'elefante
Restiamo una decina di minuti a contemplare questo spettacolo, mentre intorno alla nostra macchina si aggirano zebre, antilopi, giraffe e una famigliola di facoceri.
Ma le sorprese non sono ancora finite.
Mentre ci avviciamo al campo di Mpila dove trascorreremo la notte, ci attraversano la strada due rinoceronti bianchi. Sono creature bellissime, enormi, ma allo stesso tempo velocissimi. Si muovono nella boscaglia con la grazia di una ballerina, senza fare alcun rumore. 
E' un istante e faccio in tempo ad immortalare soltanto i loro sederoni che spariscono nell'erba alta.

Il nostro primo incontro con i rinoceronti 




Arrivati a Mpila, mi siedo sul terrazzo davanti al nostro meraviglioso (e pulitissimo) chalet e guardo la savana che si stende per chilometri davanti a noi.
Nel prato davanti a casa, grufolano alcuni facoceri e alcune antilopi brucano l'erba sotto uno splendido albero.
Sono in paradiso.


Mpila - I bellissimi chalet


Ascoltare l'Africa

Ci alziamo presto perchè dobbiamo caricare la roba che ci servirà nei prossimi 4 giorni nelle donkey-bags, le sacche che gli asini trasporteranno al campo tendato che diventerà la nostra casa.
Al ritrovo nell'ufficio informazioni del parco facciamo la conoscenza dei nostri compagni d'avventura: una famiglia "europea" (lei inglese, lui francese, con i figli di 14 e 18 anni) e una coppia di inglesi che vivono in Sudafrica.
Saliamo sulle auto e, seguendo una strada sterrata, arriviamo al campo di Mdinindini, dove ci aspettano Sìnothi e Aianda le nostre guide Zulu.
Mentre mangiamo uno spuntino che hanno preparato per noi, ci spiegano come si svolgerà i trail nei prossimi giorni e ci preparano ad affrontare eventuali emergenze.
Innazitutto, niente cellulari e niente orologi. Gli unici oggetti tecnologici ammessi sono le macchine fotografiche.
"Che bisogno avete di sapere l'ora nella savana? Mangeremo quando abbiamo fame, dormiremo quando avremo sonno" dice Sìnothi.

Camminando nel bush
Io accetto entusiasta all'idea di riappropriarmi del mio tempo, di non dover adattare la mia vita alle lancette che girano senza sosta.
Sinothi la nostra guida
Poi le guide ci spiegano come comportarci nell'eventualità di un incontro ravvicinato con uno degli animali pericolosi.
La regola principale è: non scappare, ma cercare di nascondersi, tutt'al più salendo su un albero (più facile a dirsi che a farsi).
Loro imbracciano un fucile di grosso calibro e ci dicono di essere pronti ad usarlo per proteggere la nostra sicurezza, in caso di pericolo. Immaginavo che gli animali più pericolosi fossero i leoni, invece, appare subito chiaro che è l'elefante, il vero re della savana. Per lui le guide nutrono un profondo rispetto, misto a timore.
"Se un elefante ci carica, non resta altra scelta che abbatterlo, altrimenti ci ucciderà tutti".
Spero ardentemente che questa eventualità non debba verificarsi, visto che siamo noi ad esserci avventurati nel loro territorio, non il contrario.

Ci carichiamo gli zaini in spalla e iniziamo il cammino che ci porterà al campo, salendo su un'altura da cui si domina il fiume Imfolozi, che scorre placidamente ai piedi della collina.
Le guide fanno segno di fermarci e ci chiedono di restare in silenzio per contemplare quello che ci circonda, per sentire la Natura: i suoi suoni, i suoi odori, i suoi colori.
Respiro profondamente, sento il vento sulla pelle, il profumo dell'erba e guardo un gruppo di elefanti che attraversa il fiume. Sono felice, al limite della commozione, e mi sento parte di questo Mondo meraviglioso.

Un felice famigliola di elefanti


Dopo un po' (un'ora? due ore?) arriviamo al nostro campo base. Le tende, per due persone, sono spaziose e pulite.
Il nostro cuoco ha preparato uno spuntino e prepariamo un grosso falò, il cuore del nostro accampamento.
Ci accomodiamo su cuscini da campo e sul fuoco viene messa a bollire una teiera per il rooibos (una bevanda simile al tè, dal retrogusto di miele, bevuta ovunque in Sudafrica).

Uno spuntino al campo

Nei successivi tre giorni, ci estraniamo dal mondo.
Siamo gli unici esseri umani nell'immensità della savana.

Il guado dell'Hluhluwe
Le impressionanti orme del leone
Camminiamo in fila indiana sui sentieri tracciati dagli animali fra i cespugli, seguiamo le loro tracce, mentre le nostre guide ci insegnano i nomi e le proprietà delle piante o ci indicano bellissimi uccelli appollaiati in mezzo alle acacie.

Impariamo a distinguere la cacca di un rinoceronte da quella dell'elefante, le orme del leone da quelle della iena.

Entriamo in un mondo nuovo, o meglio scopriamo le nostre origini di cacciatori-raccoglitori.
Resti del pasto di un leone
Sìnothi e Aianda si muovono silenziosi in mezzo alla boscaglia, mentre noi facciamo un rumore infernale, capace di spaventare qualsiasi bestia a distanza di decine di metri.

Il fatto più curioso è che, contrariamente a ogni logica, gli animali quando sentono i nostri passi fuggono velocemente, mentre quando, durante i safari drive, l'uomo si avvicina a bordo di un'auto, non fanno una piega e rimangono in posa a farsi fotografare.

Le nostre guide ci spiegano che gli animali, salvo l'intelligentissimo elefante, non collegano le automobili all'uomo e, per questo motivo, si fanno avvicinare senza mostrare alcun timore.
Un bufalo fa capolino dall'erba alta
Pranzo nella savana

Geraldine, la "nostra" giraffa
Ogni giorno si susseguono le emozioni: il faccia a faccia con un leone (che fortunatamente fugge a rotta di collo), il pranzo seduti sul tronco degli alberi guardando una giraffa (ribattezzata Geraldine), che ci guarda curiosa da sopra la chioma di un'acacia, la passeggiata sulle rive del fiume alla ricerca delle tracce degli animali.

Una leonessa passeggia sulla riva del fiume

La canzone della notte africana

La sera, quando cala io buio, ci sediamo attorno al falò e, dopo aver mangiato i deliziosi manicaretti che ci prepara il nostro cuoco, ci raccontiamo le nostre vite in Europa, mentre le guide ci parlano delle usanze zulu, della loro cultura, delle loro tradizioni che stanno velocemente cambiando con l'arrivo del turismo.
Ci parlano delle abitudini degli animali e degli incontri emozionanti che hanno fatto esplorando il bush: dei sanguinari licaoni, dei temibili elefanti, dei maestosi rinoceronti, degli scaltri babbuini.
Sono affascinata da questi uomini così orgogliosi e sinceri, sempre sorridenti.
Intorno al fuoco. Che magnifiche serate!

Mi colpisce il loro stretto legame col passato, il loro religioso rispetto di questa natura selvaggia e pericolosa. Sono incuriosita dalle loro tradizioni e starei ore ad ascoltarli raccontare un mondo così distante dal nostro, eppure così vero, così denso di significato.
Se mi chiedessero ora "vuoi restare qui per sempre?" la risposta sarebbe sì, senza alcuna esitazione.
La luna fa capolino fra gli alberi
Le stelle brillano luminose in mezzo ai rami degli alberi e la luna dipinge d'argento le canne che danzano al vento sulla riva del fiume.
Distesa nel letto, ascolto il calpestio lontano degli elefanti o il grido agghiacciante delle iene e mi rannicchio sotto le coperte nella notte fredda.
Di notte ho il timore di uscire dal nostro rifugio e appena sorge il sole mi fiondo nell'area che è stata adibita a bagno.
E' proprio lì che faccio uno degli incontri più emozionanti: una mamma rinoceronte e il suo cucciolo che stanno facendo colazione. D'istinto mi nascondo dietro un albero, come ci è stato insegnato, ma gli animali non sembrano accorgersi della mia presenza e continuano indisturbati il loro pasto. Resto una decina di minuti ad ammirarli, poi torno in tenda a svegliare Davide. "Ci sono due rinoceronti nel bagno", gli dico con un sorriso. Lui mi guarda incredulo e poi mi segue in mezzo agli alberi. Ci teniamo vicini mentre li guardiamo da lontano, finchè non scompaio in mezzo al bush.

Ritorno alla civiltà

Il tempo passa in fretta e torna la carovana degli asinelli per caricare le nostre cose.
Salutiamo i ragazzi della "cucina" e Sìnothi intona  Shosholoza, il secondo inno del Sudafrica.
Restiamo tutti in silenzio e ascoltiamo la sua bellissima voce che si fondo con i suoni della natura.

Iniziamo il viaggio di ritorno verso il campo di Mdinindini, durante il quale ci imbattiamo in un gruppo di bufali e nella coppia di rinoceronti che avevamo visto all'alba.
Prima di arrivare, Sìnothi ci fa fermare sulla collina sopra il fiume, nello stesso posto dell'andata per ammirare ancora una volta la meraviglia che ci circonda "Chiudete gli occhi e ascoltate la savana. Portatela con voi nelle vostre vite, quando tornerete a casa".

Il nostro fantastico gruppo

Un nodo mi stringe la gola e non riesco a trattenere le lacrime, perchè mi sento felice, viva e piena di riconoscenza.

Arrivederci
Giunge il momento dell'addio: un momento triste, perchè fra noi si è creata la complicità delle persone che hanno vissuto insieme qualcosa di straordinario.
Abbracciamo Sìnothi e Aianda, perchè è soprattutto grazie a loro che questa esperienza resterà un ricordo indelebile.

Il ritorno alla civiltà è traumatico e mentre torniamo a Mpila, incrociando altre automobili, ripiango già la pace della natura selvaggia.

Mi rendo conto di aver contratto una grave forma di mal d'Africa e temo che l'unica cura sia tornare, prima o poi, a camminare in mezzo alla savana.








4 commenti:

  1. Tu chiedi se mi è piaciuto il post?
    Nostalgia, commozione, desiderio impellente di tornare...
    Ecco cosa mi ha provocato il tuo racconto, pur essendo stata molte volte in Africa non ho ancora avuto modo di organizzare un'esperienza come questa. Urge tornare per farla.
    Ma ti posso assicurare che ciò che hai provato tu, io lo provo ad ogni viaggio, è un legame struggente, esattamente come quello che mi riporta in India.
    Amo in modo viscerale questi luoghi, così diversi ma così forti... legami viscerali per l'Africa, legami cerebrali per l'India.
    Splendido racconto, meravigliosa esperienza. Ora non mi resta che tornare per l'ennesima volta in Sudafrica ;)

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    1. Beatrice è un'esperienza che ti consiglio vivamente, per l'intensità delle emozioni che potrai provare. Se ci ripenso, anche adesso, mi commuovo e, se chiudo gli occhi, sono lì in mezzo alla savana: sento sulla pelle la carezza del vento e ascolto il fruscio dell'erba.
      Se torni in Sudafrica, riempiti gli occhi di meraviglia anche per me, perchè io quest'anno non riuscirò ad andarci:-(

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  2. Che spettacolo Marzia!!!a maggio sarò lì,per fare questa escursione come posso fare?o per contattarti e chiederti qualcosina è possibile, anche se vuoi tramite Facebook.grazie

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  3. Marzia come posso contattarti x questa tua spettacolare escursione.vorrei assolutamente farla a maggio,grazie!

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