NEL LETTO DEL VENTO: Venezia sta morendo! Una triste riflessione WebShake – viaggi

giovedì 21 maggio 2015

Venezia sta morendo! Una triste riflessione

Prendo punto da una chiacchierata con la brava e simpaticissima blogger Liz di Travelling with Liz, per una riflessione sul nostro ultimo week-end a Venezia, che mi ha lasciato con l'amaro in bocca, perchè la città più romantica del mondo sta morendo, lentamente, ma inesorabilmente.
Facciamo un passo indietro e iniziamo con una domanda: 

Cosa rende unica una città come Venezia?

I suoi splendidi palazzi, i monumenti, le gondole, i canali e i musei?
Goldole: uno dei simboli di Venezia
Certo, ma quello che rende la città lagunare veramente diversa da tutte le altre è la sua anima. E l'anima di una città è fatta dalle persone ci vivono, che ci lavorano, che consumano le calli e i marciapiedi coi loro passi tutti i giorni, che la plasmano con le loro abitudini, che la modellano sui loro sogni.

Ma qual è la vera Venezia?

E' una domanda che mi sono posta più volte durante il nostro ultimo week-end nella città lagunare, vedendola radicalmente cambiata, rispetto alla nostra ultima visita di 4 anni fa.
Per me la vera Venezia è affacciarsi alla finestra con un'amica e arrossire mentre un gruppo di ragazzi vi canta una serenata, è passeggiare di notte nelle calli deserte, accompagnati soltanto dal flamenco dei vostri tacchi sulle calli bagnate, è fare pochi passi e incontrare qualcuno che conosci e finire seduti ad un tavolo in Campo Santa Margherita a bere uno spritz, è passeggiare a notte fonda lungo le Zattere, fino a punta della Dogana e guardare piazza San Marco illuminata dall'altra parte di Canal Grande con le lacrime agli occhi, è alzarsi all'alba guardare i vaporetti che increspano le onde sulla Giudecca, è andare a far la spesa al mercato di Rialto senza lasciarci uno stipendio.

La maledizione dei selfie

Le gondole, il ponte dei Sospiri, la Basilica di San Marco sono specchietti per attirare i turisti che intasano le calli, intruppati dietro ad una guida che parla una lingua straniera o col naso dentro ad una cartina. 
La gente passa e non si ferma ad ammirare la bellezza che la circonda. Per loro, appena scesi da un'orrenda nave da crociera o da un bus per la gita di 3 ore in giornata, Venezia è soltanto una scenografia per i selfie da condividere con gli amici a casa, meno fortunati di loro.
Ormai non ci sono più viaggiatori, desiderosi di comprendere lo spirito di un luogo, ci sono solo collezionisti di immagini tutte uguali. 
Basta arrivare al ponte dell'Accademia e guardarsi intorno per capire che c'è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo. 
Venezia - Canal Grande

Quando l'ho attraversato per la prima volta, oltre 15 anni fa, mi ricordo che restai paralizzata, immobile a fissare la bellezza che mi circondava, raggelata da un attacco acuto della sindrome di Stendhal. Davanti e dietro di me il Canal Grande, la Salute, le gondole che solcavano lentamente i canali. 
Oggi nessuno si appoggia più al parapetto e si ferma a guardare ammirato questo spettacolo. 
Oggi i turisti danno le spalle alla Meraviglia e guardano l'Iphone che galleggia nell'aria sopra il loro sguardo inebetito, attaccato ad un stick per scattarsi un selfie.

L'anima di Venezia

Questa giostra per turisti da crociera e scolaresche in gita non è Venezia, perchè per le calli non ci sono più panettieri, verdurieri, gastronomie, lavanderie e tabaccai, ci sono soltanto negozi che vendono maschere made in China, falso vetro di Murano, rivenditori di pizza surgelata e false osterie veneziane che ti propinano i famigerati (e inesistenti) spaghetti alla bolognese.
La vera Venezia, la sua anima sono i veneziani, con la loro meravigliosa cadenza, con l'amore viscerale per loro città, con la loro spontaneità e la voglia di scambiare sorrisi e parole con chi vuole veramente conoscere la laguna, davanti ad uno spritz e ad un piatto di gustosi cicheti. Sono loro, col loro passo alla bersagliera, con la loro capacità di orientarsi in questo labirinto di calli, campi e fondamenta, che animano questa città.
Mi sono sempre chiesta come possano convivere con tanta bellezza senza esserne sopraffatti e senza ridurla ad abitudine.
Dopo anni credo che la risposta sia: perchè amano follemente la loro città. Così quando devono abbandonarla per colpa degli affitti troppo alti, perchè non ce la fanno più a dover fare chilometri a piedi per trovare un chilo di pomodori ad un prezzo normale, è come se dovessero abbandonare qualcuno che si ama davvero e ne parlano con nostalgia, come se avessero perso una parte importante della loro identità.
E ogni volta che un veneziano va via da Venezia un pezzo di questa città  scompare.
Venezia - La regata della Sensa

Chi ucciderà Venezia?

Capisco che sia difficile trovare un equilibrio fra turismo a vivibilità nella città che tutti vorrebbero visitare, ma se la politica non troverà una soluzione, presto Venezia non sarà altro che un parco a tema, una Disneyland dei canali, con i gondolieri e le damine in piazza San Marco come comparse.
Un turismo mordi e fuggi, all you can eat, a cui non importa la vera anima di Venezia porterà questa città alla rovina.
Credetemi, non sarà l'acqua alta ad uccidere Venezia, ma questo modello scellerato di turismo che arricchisce pochi e danneggia tutti, soprattutto i veneziani, costretti a lasciare la loro città per trasferirsi a Mestre o ancora più lontano oppure a rintanarsi un qualche angolo di Santa Marta o Castello, non ancora completamente devastati dall'orda dei fanatici del selfie.

Noi viaggiatori cosa possiamo fare per Venezia?

Informarci, ammirare questa città per quello che è veramente, perderci nelle sue calli con gli occhi spalancati di meraviglia, non fermarci a mangiare nei locali per turisti, non acquistare artigianato di dubbio gusto nei negozi che vendono falsi prodotti locali, favorendo così un turismo più responsabile.

Il resto sarebbe compito della politica, ma si sa, siamo in Italia e chi antepone il bene del territorio al suo interesse personale, è una mosca bianca.


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