NEL LETTO DEL VENTO: La 151 miglia: tutte le emozioni di una grande regata WebShake – viaggi

lunedì 15 giugno 2015

La 151 miglia: tutte le emozioni di una grande regata

E' la mattina della partenza e nel porto di Livorno gli equipaggi che saranno impegnati nella 151 Miglia sono tutti impegnati in preparativi febbrili. 

Sul Betta Splendens - il Comet 38 su cui siamo imbarcati - ci si affaccenda come api operose: si sbarca tutto ciò che non è necessario, si scelgono le vele, si armano le manovre, si imbarca la cambusa.

Si ragiona insieme sulle possibili strategie da adottare in regata, tenendo in considerazione che i modelli meteo sono tutti concordi nella loro previsione: venti debolissimi per il prossimi due giorni.


In banchina o al bar incontriamo amici che non vedevano da tempo, che condividono con noi la passione per la vela. Si ride, si scherza, ci si scambiano opinioni.
Del resto nelle regate funziona così: tutti amici fino all'ammainata dell’intelligenza, poi scatta la lotta senza quartiere e non c’è più acqua per nessuno.

151 miglia - Breafing degli skipper
Alle 11:00 andiamo all'affollatissimo breafing pre-partenza
Dopo i ringraziamenti di rito, il comitato approfondisce alcune regole da rispettare durante la regata, prima di passare alle informazioni sulla situazione meteorologica. 
Ecco la previsione sintetizzata in due parole: patana totale.
C’è qualche speranza di trovare un po’ d’aria verso le Corsica, ma niente di certo.

Ci mettiamo l’anima in pace: sarà una regata lunga e faticosa.

Finito il breafing, gli equipaggi danno l'assalto al pantagruelico buffet. 
Pranzo tutti insieme prima della partenza della 151 Miglia

Visto che nei prossimi giorni sarà la fiera del disordine alimentare, resisto a dare l’attacco lancia in resta alle delizie esposte sui tavoli e sorseggiare un invitante bicchiere di prosecco ghiacciato. Ho troppo paura di patire il mal di mare per cedere alle tentazioni del palato.


Alle 14:30 molliamo gli ormeggi e facciamo rotta per il campo di regata, dopo aver assistito all'incredibile spettacolo offerto da My Song rimasta insabbiata all'uscita del porto.

Per una volta, nessuno invidia l’equipaggio dei maxi, che, dopo essere stato prima sbarcato su un motoscafo per alleggerire il peso, è poi costretto ad acrobazie circensi sull'enorme boma per cercare di sbandare la barca per liberarla.

My Song incagliata all'uscita del porto di Livorno



E finalmente.... si parte!

Arriviamo sul campo di regata con un po' di anticipo e, dopo aver provato alcune regolazioni, ci godiamo lo spettacolo della partenza della Classe IRC, dove ci sono alcuni maxi bellissimi ed impressionanti: Cantakerous, Pendragon, SuperNikka, Our Dream, My Song (che si è nel frattempo liberata), danzano sinuose fra i loro avversari, che sembrano piccolissimi al confronto

Partiti gli altri, ora tocca a noi.
Inizia la procedura e, dopo l'ammainata dell'intelligenza, il Betta Splendens si porta nell'area calda.
Ormai mancano pochi minuti e i nostri avversari si fanno sotto, mentre ci avviciniamo alla linea.
I prodieri, di guardia a prua, sono attenti a segnalare al timoniere la distanza, mentre scorrono i secondi.

Il tempo pare dilatarsi durante il conto alla rovescia: dieci... nove... otto... sette... si comincia ad orzare... due... uno... partiti!

Tutti in falchetta sottovento, cerchiamo di far correre la barca prima di virare e di far rotta verso la prima boa.

La partenza è buona e riusciamo a tenere sotto controllo gli avversari. Purtroppo, quando stiamo per raggiungere il nostro primo traguardo, il vento si spegne. Dopo aver ciondolato per un po', in mezzo ad altre decine di barche, giriamo la boa, issiamo lo spi e cerchiamo di guadagnare un po' di velocità anche se a scapito della rotta ottimale.

Continuiamo a orzare, cercando di fare strada, puntando verso le due boe situate nei pressi di Marina di Pisa
Il passaggio non presenta particolari problemi, anche se i nostri avversari ci marcano stretti e non mollano.

La mancanza di vento crea non poche difficoltà a tutti ed il sole sta quasi tramontando quanto riusciamo finalmente a doppiare la seconda boa e a far rotta verso la Corsica, tenendoci lontani dal Faro della Meloria e dei bassi fondali che lo circondano. 

Seduti in falchetta, ci godiamo lo spettacolo del cielo che si colora di tutte le sfumature del tramonto

151 miglia - tramonto in rotta verso la Gorgona


Una lunga notte senza vento

Nel cielo buio, si accende una enorme luna d'argento, mentre le stelle disegnano eleganti linee sull'acqua. 
Dietro di noi scorgiamo le mille luci di Livorno in lontananza, che ci ricorda che siamo ancora vicini alla costa toscana e che c'è ancora molta strada da fare. 
Come previsto l'aria comincia a calare: 2 nodi, un nodo... 
Lo strumento che rileva la velocità segna un numero prossimo allo zero. 
In falchetta non ci si demoralizza, si scherza e ci si raccontano esperienze di navigazione notturna, mentre le luci della Gorgona restano un miraggio lontano alla nostra sinistra.

Le ore scorrono lente.

Mi addormento rannicchiata in falchetta, attaccata alle draglie. Ormai non sento più le gambe e la schiena è tutta incriccata.
La notte è umida e il mare, intorno a noi, è una tavola di mercurio liquido. 
Il fiocco sembra d'argento alla luce della luna.

Verso le 3 del mattino, scendo a riposare un po' e mi addormento rannicchiata sulle vele.
Nel dormiveglia, sento l'eco lontana delle voci in coperta e il rumore delle manovre. 
Scivolo in un sogno di isole e onde. 

Mi sveglio quando il sole è già sorto, con la Gorgona al nostro traverso. Riprendo il mio posto in falchetta e da lontano scorgo scogliere altissime e qualche edificio aggrappato tenacemente alle rocce. Finalmente, verso le 10:00 arriva il vento e sale il morale. 
L'equipaggio in falchetta scruta il mare e tiene d'occhio gli avversari. Chi non ha dormito si riposa come può.

151 miglia: un momento di relax prima della manovra successiva

In lontananza, cominciamo ad intravvedere un'idea di Corsica, oltre l'orizzonte, e la Giraglia ci sembra subito più vicina.

Verso la Giraglia

Il Betta Splendens procede lentamente, fendendo elegantemente le onde. 
Sopravento soltanto un'altra barca, lontana.

Mi accuccio nuovamente in falchetta sottovento, i piedi fuori, mentre sotto scorre la spuma delle onde che si infrangono contro lo scafo.
Il Betta Splendens e Faster 2 in avvicinamento alla Giraglia

Proseguiamo così per qualche ora e poi, finalmente, ecco la Giraglia, inconfondibile in lontananza. 

Sottovento le altre banche ci svilano via, beneficiando di un migliore angolo al vento. Loro procedono veloci sotto spi o gennaker, mentre noi siamo costretti a bordeggiare di bolina.
Il faro che svetta in cima allo scoglio sembra non avvicinarsi mai, come se una corrente dispettosa, trascinasse la Giraglia alla deriva, lontana dalla nostra portata.
Scruto il mare calmo che ci circonda, sperando di avvistare una balena ad interrompere questa meravigliosa quiete. 
Nulla, soltanto qualche velella alla deriva, portata dalle onde.

Finalmente, arriviamo alla nostra meta.

Davanti a noi c'è Faster2, che incrocia la nostra traiettoria.
Un vento debolissimo ci accompagna mentre doppiamo finalmente la Giraglia.

Issiamo spi e, mentre le altre barche scendono verso sud, noi optiamo per una rotta che punta a nord dell'Elba, verso la Capraia, confidando in una rotazione del vento. La tattica si rivela efficace e poco alla volta riguadagnamo posizioni.

Quando arriviamo in vista dell'Elba abbiamo raggiungo il gruppo. Finalmente il log mostra una velocità superiore a 6 nodi e ci incitiamo a vicenda: se continuiamo di questo passo, il pericolo di arrivare al traguardo fuori tempo massimo sembra scongiurato.

Ci godiamo un meraviglioso tramonto: il sole traccia una scia dorata sul mare, mentre in lontananza vediamo in controluce le montagne della Corsica. Sembra quasi di sentire il profumo di maquis. L'isola d'Elba ormai è vicinissima e siamo in corsa con decine di barche. Alcuni, come noi, si tengono vicino alla costa, sperando che il vento non li abbandoni.


Una lunga notte

Sorge una luna meravigliosa, che tinge d'argento le nostre vele. 
Proseguiamo fendendo l'acqua scura, mentre i paesi sulla costa si accendono di centinaia di luci, come piccoli presepi.
Sorge la luna. In lontananza l'Isola d'Elba

Poi Eolo ci volta le spalle e ci troviamo a ciondolare nel mare immobile.
Il log segna uno sconsolante zero.

Siamo fermi.
Il morale precipita e la stanchezza ci assale di colpo.

Poi Dario, il nostro skipper ha un'intuizione: issiamo lo spi e lentamente, come una flebile speranza, ecco che la vela comincia a gonfiarsi.
Facciamo rotta verso il largo, mentre dietro di noi le luci delle altre barche restano immobili, come in un quadro surreale. 
La velocità aumenta piano piano: 1 nodo, 1 nodo e mezzo, 2 nodi.
Dobbiamo strambare più volte per seguire il vento e toglierci dal vuoto d'aria che ci aveva inghiottiti, ma siamo felici, entusiasti perchè siamo nuovamente in ballo e abbiamo guadagnato posizioni preziose. 
Finalmente riusciamo a tornare in rotta, verso le Formiche di Grosseto, la prossima tappa del nostro infinito navigare.

La stanchezza e l'umidità non mi danno tregua e decido di scendere sotto coperta a riposare un po'. Tutti gli spazi disponibili sono occupati e, dopo aver scartato l'idea di dormire appollaiata sul wc, mi rannicchio sui paglioli, sotto il tavolo, sperando che qualcuno non mi pesti troppo forte nel buio. Cullata dal Betta, mi addormento profondamente.

Quando mi sveglio è da poco passata l'alba e mi sono persa la visita di un gruppo di delfini che all'alba sono venuti a darci il buon giorno.
Tutti sono ritemprati dalla nuova situazione: la barca fila intorno a 6 nodi e riusciamo a tenere sotto controllo i nostri avversari. Ingaggiamo una sfida coi nostri amici di Vai mò, rimasti intrappolati nella bonaccia della notte appena trascorsa.

Il faro delle Formiche di Grosseto

Finalmente avvistiamo la boa alle Formiche, ma prima di arrivarci, dobbiamo virare più volte per tenere marcati i nostri avversari.
Dopo tutto siamo in regata ed abbiamo tutti il dentino avvelenato, nonostante la stanchezza.

Passata la boa, intorno alle 11 del mattino, eccoci nuovamente nella patana più completa.
La velocità è di nuovo prossima allo zero. Il fiocco pende floscio dalla drizza come un lenzuolo appena lavato.
Issiamo lo spi per intercettare un refolo di vento. La tattica funziona e in breve ricominciamo a navigare.

In falchetta mi godo il meraviglioso spettacolo che mi circonda: l'Isola del Giglio lontana nella foschia, l'Argentario, Talamone. Visioni e ricordi di regate e navigazione si intrecciano, mentre veleggiamo verso il traguardo.

L'arrivo a Punt'Ala

Quando doppiamo Castiglione della Pescaia, siamo tutti sorridenti: ormai siamo quasi arrivati. 
Ingaggiamo una dura lotta con un First 40.7 alle Rocchette, esibendoci in una serie di emozionanti virate, quasi a sfiorare gli scogli a riva.





Dopo l'ultimo cambio di direzione, proseguiamo di bolina verso lo scoglio dello Sparviero. Dietro l'angolo, Punt'Ala e l'arrivo.

Dopo aver girato attorno alla Troia, issiamo lo spi... ed ecco una meravigliosa caramella.
Da poppa arrivano roboanti esclamazioni di stizza (per usare un poetico eufemismo), ma grazie al lavoro di squadra, riusciamo a risolvere la situazione e, finalmente, dopo oltre 33 ore di regata tagliamo il traguardo.
Mentre attraversiamo la linea davanti al porto e la giuria suona il nostro arrivo, ci abbracciamo stretti, perchè se siamo arrivati fin qui è merito di tutto l'equipaggio: di Orazio, il nostro fantastico armatore e drizzista, dell'infaticabile Dario al timone, della nostra mitica prua, Martin e Lorenzo, del nostro bravissimo randista Marco, del nostro Maestro e tailer Davide, di Alessandro, sempre presente dove ce n'era bisogno e di Manuela, la nostra motivatrice, che ci ha strappato un sorriso e ci ha incoraggiato nei momenti difficili.

Se questa regata resterà un ricordo bellissimo negli anni a venire è merito loro.


Dopo aver ormeggiato scendiamo finalmente a terra.
Un panino con la porchetta ed una birra ci proiettano diretti in paradiso.
Chi naviga sa che soltanto una lunga navigazione ti fa scoprire quali sono le tue vere priorità: la mia è una sorsata di Heiniken ghiacciata e una doccia calda.

Il risultato forse non è quello che avevamo sperato alla partenza (siamo nel primo terzo di classifica), ma le emozioni che ci ha regalato questa regata sono il miglior premio per la nostra fatica.

E per finire: una meravigliosa festa!

Dopo qualche ora di meritato riposo, chiudiamo questi giorni con la bellissima festa organizzata allo Yacht Club di Punta Ala.
E' il tramonto e lo spettacolo naturale di cui possiamo godere dal nostro tavolo è meraviglioso.
Finalmente posso mangiare e bere senza preoccuparmi del mal di mare.


L'organizzazione anche quest'anno ha dato il massimo: musica, bellissimi filmati della regata e, per finire, uno stupefacente spettacolo pirotecnico sul mare tutto per noi.


Guardiamo il cielo illuminato dai fuochi d'artificio, con la bocca spalancata per la meraviglia, come i bambini.

La stanchezza comincia a farsi sentire e, dopo l'ultimo brindisi, è venuta l'ora di andare a dormire.

Faccio un bilancio: nonostante il meteo, la stanchezza, le difficoltà, ho vissuto momenti indimenticabili e il prossimo anno spero di essere di nuovo qui, con gli amici del Betta Splendens, pronti a partecipare a questa bellissima regata.



  

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