NEL LETTO DEL VENTO: 08/01/2011 - 09/01/2011 WebShake – viaggi

sabato 6 agosto 2011

Bonifacio: incantesimo mediterraneo

Bonifacio - Il faro della Madonnina
Dopo una notte movimentata a Porto Pollo (urtati nel cuore della notte dalla barca del nostro vicino), all'alba
facciamo rotta per il Porto di Bonifacio.
La giornata è bellissima e le barche si dondolano placidamente, ben allineate al vento.
Non c'è abbastanza aria per fare della vela e, inoltre, abbiamo una certa urgenza di arrivare a destinazione, per sperare di trovare un posto in porto per la notte.
Bonifacio - Ingresso al porto
Non essendoci tempo per tuffi e bagnetti, siamo costretti a lasciare indietro l'Ansa di Roccapina e altre golosissime calette.
Ci affrettiamo, quindi, verso Cap de Feno e le celeberrime Bocche di Bonifacio, il Capo Horn "de noi altri". La smotorata è veramente monotona e guardo con diffidenza le numerose barche che percorrono la nostra stessa rotta: tutti potenziali concorrenti per l'ambito posto in porto.
Girato il capo, alla nostra sinistra ecco l'epifania: la scogliera candida su cui, in lontananza, si intravede l'eterea Bonifacio, aggrappata alla roccia calcarea.
Davide mi chiede se vedo l'ingresso del porto. La scogliera sembra non avere soluzioni di continuità, finché, arrivati al faro della Madonnina, scorgo un fiordo che penetra nella roccia: l'accesso al porto.

Per un'incantesimo Bonifacio sta sospesa fra il mare e il cielo, protesa verso le Bocche, come in procinto di tuffarsi fra le onde; in bilico sopra l'abbraccio dei flutti, che giorno dopo giorno strappano la terra su cui poggiano le sue fondamenta.

La magia dell'ingresso è guastata dai barconi a motore che ci sfrecciano a fianco, con l'effetto tzunami, ma resto comunque a guardare meravigliata il contrasto fra le "onde" bianche della scogliera e quelle cobalto del mare.

Il porto di Bonifacio è una bolgia dantesca di motoscafi e barche a vela di ogni forma e dimensione, che si sfiorano, rischiando continuamente la collisione, nella spasmodica ricerca di un ormeggio.
Bonifacio - Vista dal porto
Gli ormeggiatori, che cercano di domare il terribile ingorgo, ci chiedono di aspettare fuori dall'ingresso, in una piccola baia. Davide sbotta "col cazzo che usciamo, io resto qui e non mi muovo". Lo amo, quando è così parigino.
La sua resistenza passiva ci procura un ormeggio all'inglese ad un Bavaria. Neanche il tempo di programmare di scendere a terra che ci tocca sloggiare.
Ricomincia la saraban
da, ma stavolta siamo fortunati e riusciamo ad infilarci nel posto di un italiano che se ne va. Con Davide ci scambiamo un sorriso di trionfo: la guerra è vinta!
Sospiro di sollievo e finalmente mi godo l'incredibile panorama.
Bonifacio - Il Cimitero
Bonifacio
Il porto è dominato dalla Città Alta, un borgo fortificato che conserva intatte le sue mura ed i suoi bastioni, ai cui piedi c'è un intrico di colorate casette che ricordano i paesini liguri.
Partiamo per la scalata alla Città Alta e ci perdiamo fra vicoli e viuzze: un'infilata di negozietti di chincaglierie e ristorantini acchiappa turisti, decisamente affollati. Ritroviamo la magia al cimitero: una distesa di cappelle bianchissime, sormontate da croci, spiccano contro il blu del mare.
Dopo una romantica cenetta all'U'Castille, inebriati dal vino rosato, percorriamo un breve tratto del sentiero che porta a Capo Pertusato. Da lontano, in cima ai faraglioni, Bonifacio appare come un sogno sospeso sul mare d'argento: una città del cielo, a destra della luna.
Ebbri di questo miracolo, torniamo al porto, mano nella mano.

venerdì 5 agosto 2011

Ajaccio - Porto Pollo


Ajaccio  - Mercato
Sveglia presto per celebrare il rito del petit-dejener al caffè del porto, leggendo Corse Matin.
Dopo un giro per il variopinto mercato della città vecchia, per far scorta di lonzu e altre prelibatezze gastronomiche, è il momento della consultazione meteo: almeno mezz'ora in avida contemplazione di TUTTI i siti web specializzati (così imparo a stare con un ingegnere velista).
Si ritorna in barca, con tappa alla casa dove nacque l'Empereur, il cui spirito aleggia per le vie di Ajaccio, tempestata di innumerevoli e nostalgiche "N".
L'appuntamento con Paolo, Dario ed Ernesto all'Asinara è saltato, per cui cambio di programma e ci dirigiamo a Porto Pollo, visto che il Porto di Propriano alla nostra richiesta di prenotare un posto ci ha risposto con una sonora pernacchia.
Ajaccio
E' una bella giornata e il venticello che soffia nel golfo ci permette di giocare un po' con le vele, prima di un tuffo ristoratore in una splendida baia dove alcuni francesi sperimentano un nuovo sport: una via di mezzo fra lo sci nautico e il surf, sicuramente di importazione neozelandese.
Porto Pollo
Arriviamo a Porto Pollo in serata. L'ormeggiatore, che deve aver abusato di Pietre, ci assegna un ormeggio praticamente sulla spiaggia, affollata da una serie di locali. Niente caletta romantica per fottute coppiette stavolta.

giovedì 4 agosto 2011

Cargese - Ajaccio



Si parte presto la mattina, direzione Ajaccio.
Isole Sanguinarie
Il programma è arrivare presto per tentare di trovar posto al porto Tino Rossi.
Il vento è assente e procediamo a motore. Grazie al mare piatto, possiamo tentare il passaggio in mezzo alle Isole Sanguinarie.
Il colpo d'occhio è notevole: due isolette si fronteggiano, circondate da scogli "malsani" che affiorano, infidi, dalle onde. Sull'isola più grande ci sono soltanto un suggestivo faro e un osservatorio astronomico. Non sembra di essere in Corsica, ma in qualche angolo della costa bretone, di quelli magistralmente immortalati dall'obiettivo di Plisson.
Delfini alle Isole Sanguinarie

Mentre lasciamo le Sanguinarie, una coppia di delfini nuota sinuosamente davanti a noi.
Ajaccio
A mezzogiorno arriviamo a destinazione e troviamo l'agognato ormeggio. Dal porto si intravede la cupola della cattedrale e hotel de ville, sul lungomare con le immancabili palme.
Ajaccio - Porto Tino Rossi
Le case intorno al Tino Rossi sono colorate ed eleganti, animate da bistrot e numerosi negozi.
La città vecchia si sviluppa intorno a Rue Fesch e a Rue Bonaparte, i due personaggi che l'hanno resa celebre. Lo spirito dell'Empereur aleggia ancora per le strade e persino le gelaterie portano il suo nome. Chissà cosa avrebbe detto Bonney (come lo chiamano gli inglesi), ridotto a fare pubblicità ad un cono fiordilatte e fragola...

mercoledì 3 agosto 2011

Da Girolata a Cargese

Alle 8 il porto ancora sonnecchia. Esco dalla cuccetta arruffata, lottando fra l'indecisione di tornare a dormire cullata dalle onde e la curiosità di vedere posti nuovi. Prevale la curiosità e mi affaccio sul mondo. Il cielo è nuvoloso ma promette una schiarita. Si mollano gli ormeggi: rotta per la Figajola. Il nome tradisce le nostre alte aspettative: una spiaggetta minuscola, deturpata da un paio di orrende casette.
Cala Sbiro
Passiamo lungo i calanchi di Piana: lame aguzze di roccia rossa che escono dal mare, grotte strette come ferite nello strapiombo che si erge per più di 500 metri sopra di noi.
Doppiamo Capo Rosso, bucato da uno stupefacente arco di roccia rossa, mentre sulla nostra sinistra si apre la favolosa Cala Sbiro: braccio di acqua cristallina su cui si affacciano 4 grotte, una delle quali è una bocca nera, aperta nella roccia. Tento uno sbarco con un remo solo, ma la remata alla bretone è ben al di là delle mie possibilità. Per salvare la pelle e, soprattutto, la macchina fotografica, torno su Cigale anche se bagnata fino all'osso, mentre una barca francese bacia uno scoglio sommerso: BAM!
Cala Genovese
Un attimo di concitazione e proseguiamo il tour delle calette intorno a Capo Rosso e arriviamo a Cala Genovese che lascia stupefatti, perchè, nel punto dove maggiore è la rientranza, la roccia rossa e quella bianca si congiungono, con una definizione netta. L'effetto "bicolore" è impressionante,  accentuato dalla grotta turchese che si apre alla base della congiunzione.
Ansa di Palu
Per il pranzo e il bagnetto, ci ormeggiato nell'Ansa di Palu, al cui ingresso c'è un pinnacolo di roccia a forma di dito ( o di altro, a voler essere maliziosi...). Il posto è da cartolina: torre genovese sullo sfondo, acqua turchese, fondo di finissima sabbia bianca, nell'anfiteatro di una natura selvaggia. Sotta la barca nuotano decine di pesci, persino un trigone.
La giornata finisce a Cargese: il cielo si rannuvola sinistramente e minaccia pioggia. La piccola cittadina e le sue due chiese, quella ortodossa e quella cattolica, che si fronteggiano sulla piazza principale, si tingono di rosa al tramonto.
Cargese - Tramonto

martedì 2 agosto 2011

La riserva della Scandola

Passaggio all'isola di Gargalu
Area marina protetta dal 1974 (così recita la nostra Routard), la Reserve Naturelle de Scandola, in cui si trova anche il Golfo della Girolata, ci lascia senza fiato, con le sue scogliere di roccia rossa, la vegetazione rigogliosa, gli archi che si aprono nella pietra, le grotte sul mare, gli anfratti che s'insinuano nelle parete scoscese, in cui sfrecciano le rondini.
Lasciamo Girolata, doppiamo l'isola del Gargalu, con la sua torre genovese che si erge solitaria su questo isolotto impervio. Proviamo ad immaginarlo durante una tempesta: estremo baluardo dell'uomo nella furia degli elementi.
Oggi in mare c'è molto traffico e trovare un ormeggio tranquillo, un'impresa disperata. Mentre giriamo in cerca di un ancoraggio, uno splendido falco pescatore si libra sopra le nostre teste. Restiamo ad ammirare la sua eleganza, prima di vederlo scomparire lontano.
Dopo varie peregrinazioni, riusciamo finalmente a trovare una baia dove dare ancora e fare il bagno. L'acqua è cristallina anche se fredda (Davide ci mette 10 minuti per decidersi a tuffarsi) e intorno a noi sfrecciano le immancabili occhiate (caro natello dove sei...). Ci facciamo una bella nuotata prima di viziarci con un paté al brocciu e menta, seconda scoperta gastronomica di questa vacanza, dopo quella del castagnacciu, ovvero deliziose tortine di farina di castagne e nocciole tostate, acquistate a Girolata in un piccolo baracchino sulla spiaggia (la migliore delle colazioni!).
Rocce alla Scandola
Un ultimo tuffetto dopo pranzo (grande rivincita sulla mia mamma che mi imponeva astensioni dall'acqua di 4 ore anche dopo aver ingerito una briciola di pane), poi issiamo le vele e facciamo rotta per "casa". Procediamo al lasco e ci divertiamo a "ingaggiarci" con due barche inglesi, prima di arrivare in porto.
Un ultimo bagnetto nella spiaggetta al di là delle boe d'ormeggio, prima dell'immancabile birretta durante la consultazione del meteo francese.
La serata termina nel pozzetto di Outsider, in compagnia di amici arrivati in quest'angolo di paradiso, con un bicchiere di vino in mano, a raccontarci divertenti episodi di navigazione in mare e di pasticci a terra.
Cigale e la riserva della Scandola
Torniamo in barca su "Furia" (come abbiamo soprannominato il nostro bizzoso tender), remando al buio fra le altre barche. Io che sono un po' alticcia, faccio fatica a tener la rotta, soprattutto perchè continuo a ridere, immaginandomi in versione navy seals: mimetica, strisce nere sotto gli occhi e coltello fra i denti.
La vela ci ha regalato , non mi resta che svenire in cuccetta col sorriso sulle labbra.

lunedì 1 agosto 2011

Golfo della Girolata

Dopo la notte passata a rotolare in cabina, ci svegliamo piuttosto pesti e decidiamo di passare la giornata in porto a rilassarci e a fare un po' di bricolage. 
La baia di Girolata sembra uscita da un sogno: un castello diroccato monta la guardia all'ingresso del porto, dove le barche riposano, come sospese sull'acqua cristallina. Sotto lo scafo nuota un acquario di occhiate e castagnole. Peccato solo non poterci pescare la cena. 
Il gonfiaggio del tender non rivela tragiche sorprese (ossia una falla degna del Titanic) e il nostro fido "canotto" viene prontamente battezzato Furia e immediatamente collaudato: scendiamo a terra a sgranchirci le gambe e a curiosare fra le case rosse di Girolata, ex borgo di pescatori di aragoste ora riconvertito al turismo. 
Ai bar acchiappa-turisti sulla spiaggia si contrappongono le mucche, che fanno capolino per strada passeggiando sulla spiaggia, e qualche barca di pescatori. Fuori stagione, qui dev'essere il paradiso e se ne ha un assaggio la sera, quando i barconi sbarca-peones se ne vanno e i motoscafi smettono di tormentare la baia: il tramonto infiamma le rocce del golfo, mentre sulle nostre teste, ad una ad una si accendono tutte le stelle del firmamento. Con un Colomba in mano, sdraiati in pozzetto, guardare le stelle è il miglior film che si possa immaginare!

Corsica: traversata da San Remo al Golfo di Girolata

Lasciamo San Remo di notte.
La mente semisveglia ma il cuore ancora dorme.
Ci allontaniamo dalla terra e dalle sue luci mentre in sottofondo pompa la musica disco di un locale sulla spiaggia.

Lupo di mare...
Il vento soffia da sud-est, incurante di smentire le previsioni di Meteo France, del Lamma e di Meteo Consult.

Sarà la stanchezza del viaggio, il Pigato e gli spaghetti ai frutti di mare della sera prima, ma il mio corpo non ne vuole sapere di stare in mare sballottato senza tregua dalle onde. Nè si convincerà nelle ore seguenti. 

La costa sparisce piano piano e compare un'altro orizzonte sul mare. 
Dormendo mi perdo l'arrivo del giorno. 
Davide resiste da ore al timone, soltanto con l'ausilio della preziosa Coca-Cola. E' da questi particolare che si nota che lui è il lupo di mare e io la pecora di terra.

Il vento gira in prua, ammainiamo le vele e issiamo il genoa, marca Volvo Penta. 
Passiamo la giornata a seguire i capricci di Eolo e a dimenarci sull'onda al traverso. Il mio mal di mare è sempre con me.

... pecora di terra:-)
Verso sera la Corsica e le scogliere intorno a Calvi appaiono dalla foschia. Finalmente, riusciamo a dar tregua alle orecchie spegnendo il motore e a issare nuovamente le vele.

Arriviamo alla Scandola al tramonto: enormi scogli di roccia rossa emergono dalle acque staccandosi dalla costa. Accendiamo nuovamente il motore e tentiamo una corsa contro il tempo per arrivare a Girolata prima del buio. Tentativo fallito.

Cala la notte ed entriamo nel golfo di Girolata, in cui le onde si insinuano agitando le acque nere. Vediamo le luci delle barche alla fonda: la promessa di una notte di sonno. 

Speranza vana.

Prima un problema nell'ammainare la randa (maledetto amantiglio!) e poi un fraintendimento col porto (peschiamo 2 metri e 80 NON 1 metro e 80) ci costringono a dare ancora a mano (salpancora mon amour...) nel buio assoluto, all'imboccatura del porto. 

Risultato: addio notte tranquilla e, come dice il Poeta, passiamo la notte a dimenarci "come baldracche".

Per fortuna, come diceva Rossella O'Hara: domani è un altro giorno... 
Sì, ma che fatica...

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