NEL LETTO DEL VENTO: 06/01/2013 - 07/01/2013 WebShake – viaggi

domenica 23 giugno 2013

Rifugio Roda di Vael - Su e giù per le Dolomiti

Sforcella
Svegliarsi all'alba, a 2200 metri, ai piedi delle Dolomiti che si stagliano contro un cielo azzurro brillante, dopo una bella dormita in rifugio, ti carica come una molla.
Dopo un'ottima colazione sbirciando il panorama dalla finestra, con le gambe che si agitano sotto il tavolo, è ora di partire. Chiediamo consiglio a Roberta, che gestisce il rifugio, per un'escursione non troppo impegnativa, visto che non mi paragonerei ad uno stambecco e, per di più, soffro terribilmente di vertigini. Ci suggerisce di prendere il sentiero delle pecore (Vial dele Feide) e di scendere fino a Ciampedie (Campo di Dio), poi di proseguire lungo l'alta via di Fassa per tornare al punto di partenza attraverso il bosco.
Spritz
Indossiamo gli scarponi e, sotto lo sguardo attento di Spritz (la mascotte  del rifugio) partiamo, puntando dritti verso la Roda di Vael, fra rocce e tane di marmotte.
Ai piedi delle vette c'è ancora un mare di neve. Lasciamo il segno del nostro passaggio sul manto immacolato e ci fermiamo a contemplare il gruppo della Sforcella, maestoso contro il cielo turchese.
Mugoni

Inizia il sentiero a mezza costa. Camminiamo quasi in piano, ammirando in muta contemplazione il panorama delle montagne che ci circondano a 360°, passando sotto le imponenti torri dei Mugoni. 
In un paio di passaggi le mie vertigini mi mettono a dura prova, perchè alla mia destra la montagna precipita per centinaia di metri. Ci circondano i fischi delle marmotte, allertate da questi due figuri che avanzano nel loro territorio. Il panico è passato e riesco a sorridere fra le lacrime ammirando le meraviglie che ci circondano.
Dopo essere saliti fino al Passo del Soffione, da cui si gode una  vista  mozzafiato sul gruppo del Catinaccio, iniziamo a scendere verso Ciampedie, passando vicino ai giganteschi artigli delle Pale Rabbiose, mentre la bassa vegetazione cede il passo al bosco. 
Ciampedie
Arrivati al pianoro, ci troviamo in mezzo ad una masnada chiassosa di genitori e bambini, che sciamano su da fondo valle utilizzando la comoda seggiovia. 
Il cielo è grigio e tutto questo trambusto mi fa venire l'orticaria, per cui, senza fermarci, tiriamo dritti per l'alta via di Fassa. Il sentiero si snoda dolcemente in mezzo al bosco all'ombra degli abeti. Dopo una mezz'oretta arriviamo ad un pianoro da cui si scorge il rifugio. Qui la storia cambia: la pendenza diventa notevole e il fiato si fa corto per la fatica. 
Rifugio Roda di Vael
Ritorniamo a "casa" sudati ma soddisfatti, completando il giro in circa 4 ore e mezza. Ci premiamo per il risultato raggiunto con uno spumeggiante boccale di weiss e con un sontuoso tagliere di salumi e formaggi locali. Dura la vita dell'escursionista!
Il tempo di rilassarsi ed ecco cadere le prime gocce di pioggia. Il meteo non ci è amico e tocca scendere a valle. Un'ultima carezza a Spritz, un saluto a Roberta e agli altri simpatici ragazzi del rifugio e, a malincuore, si torna a casa.

sabato 22 giugno 2013

Rifugio Roda di Vael - All'ombra del Catinaccio

Lago di Carezza
D'estate a Modena manca il fiato: l'aria diventa grassa e pesante, il cielo è spento e basso. E' ora di prendere quota ed andare al fresco a ritrovare il cielo blu. Partiamo di mattina presto, zaini e scarponi nel bagagliaio della macchina, destinazione il Rifugio Roda di Vaèl, sulle Dolomiti. 
Adoro i rifugi, ne ho un'idea romantica che mi accompagna fin da quando ero piccina: mi sembra sempre un miracolo trovare una casa in cima ai monti. Mi piacciono l'atmosfera cameratesca, i sorrisi complici di chi condivide la passione per le nostre Alpi e la vita all'aperto, il profumo del legno, gli scarponi in fila all'ingresso e le montagne di zaini.
Andando verso la montagna guardiamo le code dei tedeschi che calano verso il mare. In due ore e siamo a Bolzano. Saliamo verso il Lago di Carezza, una gemma turchina in mezzo agli abeti sulle cui acque limpide si specchiano le montagne. Lo specchio del paradiso. 
Arriviamo a Vigo di Fassa verso mezzogiorno. Il segnavia per il rifugio segna 1 ora e 40 minuti di cammino. Zaino in spalla e si parte, mentre il cielo si rannuvola. 
Il sentiero sale abbastanza dolcemente, fra prati fioriti e boschi che profumano di resina e muschio. Più in alto la vegetazione muta completamente e gli alberi lasciano spazio a rododendri e cespugli di mirtilli. Ovunque, a centinaia, genziane violette spuntano sui prati verdissimi. C'è ancora quale lama di neve. Le montagne ci circondano maestose. Sorrido per la felicità e la meraviglia, per questi miracoli usciti dal mare migliaia di anni fa. 
Rifugio Roda di Vaèl
Arriviamo al rifugio accaldati e soddisfatti. Ci sediamo sulle panche al sole, allungando le gambe e ammirando lo splendido panorama. Il sole tiepido e l'aria fresca mi pizzica le guance. Una meraviglia. Di fronte a noi si staglia la parete verticale a strapiombo della Cresta del Majarè. Alcuni alpinisti, indossati imbraghi, caschetti e moschettoni, preparano l'attacco alla ferrata. 
Roda di Vaèl
Dopo una birra fresca e un delizioso panino allo speck, un temporale frustra i nostri progetti per il pomeriggio. Passiamo al piano "B", "B" come "Birra" e, grazie ad un libro di Kapuscinski, cominciamo una bella chiacchierata con due ragazzi arrivati da Trento, ansiosi di salire sulla ferrata Masarè. Si cena alle 18:30, mentre fuori continua a piovere, e al tavolo conosciamo anche due bresciani, padre e figlio: si parla di vette, panorami, sci e vino. Dopo un paio di deliziose grappe, ci infiliamo nei nostri sacchi a pelo, nel dormitorio. Il nostro vicino di letto russa senza stancarsi un attimo, producendo una serie infinita di fischi, sbuffi e gorgoglii. A stento trattengo le risate e mi addormento col sorriso. 

sabato 8 giugno 2013

Alpe di Siusi - A piedi fra le nuvole


Alpe di Siusi - Sciliar
Sono cresciuta all'ombra delle Alpi, circondata dall'abbraccio delle cime innevate e, nonostante la mia passione viscerale per il mare, le montagne esercitano su di me un fascino irresistibile. Quelle piramidi di roccia e neve sprigionano un tale alone di misticismo e sacralità da farmi sentire insignificante al loro cospetto.  
Ho passato quasi tutti i fine settimana della mia infanzia a Courmayeur: d'estate a passeggiare ai piedi del Monte Bianco, d'inverno a scivolare sui pendii innevati. Esplorare sentieri e boschi, col naso all'insù alla ricerca degli scoiattoli o scrutando i pendii sperando di scorgere i camosci, per me è sinonimo di libertà e di profonda felicità.
Alpe di Siusi
Sasso Lungo e Sasso Piatto
Ora vivo lontana dalle Alpi, ma vicino alle Dolomiti, da sempre nella mia "bucket list" montanara. Così, eccoci per un week-end sullo splendido altipiano dell'Alpe di Siusi
Alpe di Siusi - Path
Arrivati dall'Hotel Panorama, resto senza fiato: le montagne ci circondano a 360 gradi, stagliandosi contro il cielo azzurro. Ecco lo Sciliar, aguzzo, affilato, che con le sue fauci sembra voler addentare le nuvole. Oltre il Sasso Lungo e il Sasso Piatto, ancora coperti di neve, mentre lì dietro spunta il massiccio della Marmolada. 
Ai nostri piedi un tappeto di prati verdissimi, punteggiati da migliaia di fiori: delicati crochi d'alabastro, botton d'oro che spuntano lungo le sponde di gorgoglianti ruscelli e poi decine di genziane violette. 
Alpe di Siusi 
I sentieri sembrano tracciati a pennello lungo i fianchi delle montagne e serpeggiano sinuosi, giocando a nascondino fra le vette. Tutto è curato, ordinato, perfetto. 
Salendo si incontrano romantiche chiesette di legno, che profumano di pino, con le porte intagliate in delicati motivi floreali. 
Le mucche pascolano placide sugli alpeggi, in mezzo alle baite. 
Avanziamo lungo sentieri, attraversiamo ruscelli cristallini, camminiamo a tentoni sui nevai, con la neve che scricchiola sotto gli scarponi e ogni tanto ci inghiotte fino al polpaccio. Intorno solo la canzone del vento, il profumo dell'erba, il silenzio delle vette e il fischio delle marmotte che da poco uscite dal letargo, giocano a nascondino, correndo sulla neve.
Il fiato si fa corto, le gambe doloranti, il viso accaldato, mentre saliamo per i tornanti verso il rifugio dell'Alpe di Tires. Il cielo diventa grigio e minaccioso, poi piove. Ci insacchiamo nelle giacche a vento e proseguiamo stoicamente. Le marmotte, intanto, corrono nelle tane. Poi ecco un tuono, meglio non aspettare il lampo e facciamo dietro front di gran carriera.
Arriviamo alla Baita Rosa Alpina (Alrosen Hutte), affamati e stanchi. Ci consoliamo con dei deliziosi canederli e un paio di birre.
Ritorno in albergo, sauna al fieno (deliziosa) e poi a letto fra le nuvole, che hanno inghiottito le montagne.
Sogni soffici, a tutti.



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