NEL LETTO DEL VENTO: 2012 WebShake – viaggi

domenica 14 ottobre 2012

Valencia: ricordando la Coppa America

Convento del Carmen
Torniamo sui nostri passi, per terminare la visita al centro. 
Impazziamo per trovare il Palazzo del Cervello, che nonostante il nome suggestivo si rivela un edificio piuttosto anonimo. 
Ho appena iniziato il giro e già ho i piedi a zampa di elefante. Rimpiango di non averli sostituiti con un paio di rotelle, sicuramente più comode in questa circostanza.
Dopo la colazione in Plaza de la Reina, gironzoliamo per il Barrio del Carmen, passando sotto la Torres de Serranos . Ci infiliamo in un dedalo di viuzze, che ogni tanto si allargano su suggestive piazzette, circondate da edifici con influenze moresche. Mi accovaccio davanti ad una nicchia in un muro dove qualcuno ha eretto un altare per una famiglia di gatti, passati a miglior vita (dopo aver esaurito le 7 di ordinanza). 
Continua la mia via crucis (voglio dei piedi di ricambio!) con destinazione Torres de Quart: imponente torrione, su cui si scorgono ancora i colpi infertigli in secoli di assalti.

Valencia - Il Porto
Finalmente riusciamo a tornare a Plaza de l'Ayuntamiento e a sederci (hurrà) su un comodo autobus, che ci scarica al Porto
E' una splendida giornata.
Il cielo è proprio del blu che piace a me e il vento agita le bandiere sulla passeggiata, mentre camminiamo sulla banchina, parlando delle imprese di Luna Rossa, di boe e di partenze, di skipper carismatici, di angoli e di virate.
Su un cubo a specchio, la riproduzione della Coppa America, ci ricorda battaglie epiche, eleganti evoluzioni di barche da sogno, davanti a questo specchio d'acqua ora così calmo.

Dell'ultima gloriosa edizione a cui parteciparono i monoscafi, quella dell'ormai lontano 2007, restano soltanto dei capannoni silenziosi e deserti a ricordarci quella finale, in cui Alinghi strappò il titolo a New Zealand, dopo aver battuto Luna Rossa nella finali del Luis Vuitton Cup. 
In religioso silenzio, giriamo intorno alla base di Luna Rossa (progettata da Renzo Piano), guardando le vele che rivestono l'edificio, che ora pendono sfilacciate dalle pareti, come i fantasmi di un sogno smarrito.

Sembra quasi di poter ancora sentire l'entusiasmo delle persone che sono state qui durante quei giorni, durante quelle ore di adrenalina e passione.
Entriamo nel Museo dell'America's Cup e guardiamo avvincenti filmati sul più antico trofeo sportivo del mondo. Sorridiamo quando sullo schermo compaiono le immagini di Azzurra e del Moro di Venezia, così lontane dai mostruosi trimarani che hanno sostituito quelle bellissime signore del mare.

Veles e Vents
Finito l'amarcord, passeggiamo lungo il porto e arriviamo all'edificio progettato da David Chipperfield, il
Veles e Vents, punto esclusivo di osservazione durante le regate. 

E' mezzogiorno: l'ora della paella. Ci deliziamo con una paella nigra (cucinata col nero di seppia) alla Rosa  un ristorante sulla passeggiata con vista sul mare. Ci sono quasi trenta gradi e dopo pranzo ci sdraiamo sulla sabbia, crogiolandoci al sole. Poco lontano, alcuni bambini fanno il bagno.






Lasciamo Valencia, con le scarpe piene di sabbia e il profumo di salsedine nei capelli.
A Modena fa freddo e piove, ma la bellezza valenciana rimane con noi ancora un po' .

sabato 13 ottobre 2012

Valencia: mercati, pesci ed astronavi


Mercado de Colòn
Di giorno, torniamo sui nostri passi, passeggiando per la Grand Via del Marchese del Turia e lungo le vie affiancate da magnifici esempi di art nouveau. Sbuchiamo al Mercado de Colòn, splendido esempio di architettura liberty: mattoni, vetro acciaio e piastrelle policrome. Il vecchio mercato ha lasciato il posto a bar di design e ad alcune boutique gastronomiche. 
Plaza del Ayuntamiento
Raggiungiamo Plaza del Ayuntamiento, su cui si affaccia lo splendido edificio di marmo della Posta Central e il Municipio. Su passanti e turisti domina il pipistrello di bronzo, simbolo della città. 
Mercado Central: pescherie
La piazza è un caleidoscopio di profumi e colori, un viavai di turisti e residenti fra le bancarelle dei fiorai e gli zampilli delle fontane. Puntiamo dritti verso il Mercado Central, con lo stomaco rumoreggia per la fame. 
Scopriamo che il concetto di colazione da queste parti è piuttosto anarchico. C’è chi sorseggia un caffè e gusta un dolce e chi addenta un panino coi calamari fritti annaffiandolo con una bottiglia di bianco. 
Optiamo per una soluzione di compromesso: tostadas con pomodoro e prosciutto crudo e un succo d’arancia, seduti proprio di fronte all’ingresso del mercato coperto, guardando il viavai continuo di turisti e clienti.
Mercado Central
 Ci buttiamo fra la folla. L’interno mi ricorda un po’ Porta Palazzo. Ci inebriamo dell’odore del cibo e dei colori accesi di frutta e verdura. Ci lasciamo trascinare dalla folla e arriviamo nella zona delle pescherie: un tripudio di crostacei, molluschi, cernie dalle bocche spalancate e tonnetti dalla pelle lucida. C’è tutto il mare esposto in qualche decina di metri quadrati.

Il liberty lascia il posto al gotico al palazzo della Borsa della Seta (Lonja de la Seda), con le sue colonne slanciate e i soffitti dorati impreziositi da cassettoni istoriati. 
Lonja de la Seda
Gargoyles, satiri e mostri marini escono dalle pareti di marmo bianco per agguantare paffute contadinelle e marinai incauti. 
Sobbalziamo per una sventagliata di mitra e applausi. Terroristi baschi in trasferta? No, è una sposa che esce dalla chiesa in una fragorosa esplosione di mortaretti. 

Ciutat de les Arts i Les Ciencies
Una veloce puntata nelle vie intorno a Plaza Tossal per immortalare alcuni esempi di street art e poi, dopo aver dato un'occhiata alla Cattedrale, puntiamo dritti verso la Ciutat de les Arts i les Ciències, che ha proiettato Santiago Calatrava, classe 1951, nell’Olimpo delle archistar. 
Graffiti valenciani
Ci aggiriamo attoniti in un paesaggio fantascientifico, disseminato di astronavi (Palau de les Arts Reina Sofía), installazioni aliene (Umbracle e il Museo delle Scienze), occhi giganteschi (Hemisferic) ed arpe colossali (Pont de l'Assut de l'Or). 

Parco Oceanografico
Arriviamo finalmente al parco oceanografico e torniamo bambini per qualche ora, passeggiando nei tunnel di vetro e testa in su, ammirando a bocca aperta pesci di ogni forma e dimensione che nuotano nelle immense vasche. Ridiamo alle evoluzioni dei pinguini e restiamo sorpresi dalle dimensioni dei leoni marini.

Coi piedi ormai gonfi, arranchiamo verso il nostro hotel, passando per i Jardins del Turia. Torniamo in centro per gustare una magnifica cena con tanto di paella al Carosel, seduti in una piazzetta appartata, prima di tuffarci nella movida valenciana fino a tarda notte.

Valencia - Architettura, vela e motori

Pont de les Flors
Si parte alle 21 dall'aeroporto di Bologna.
Due ore di volo e siamo a Valencia: la città dell'architettura d'avanguardia e della velocità, che si tratti di bolidi a vela (America's Cup), a due o quattro ruote (Moto GP e Formula 1), poco importa.
Prendiamo un taxi e percorriamo di gran carriera la statale che ci porta in centro. Intorno a noi luci sfavillanti, viali alberati, ponti traboccanti di gerani.
Paghiamo il taxista (30 Euro) e saliamo nella nostra stanza. Giusto il tempo di lasciare gli zaini e via con l'esplorazione! La notte è giovane e fuori ci sono più di 20 gradi. Meraviglia.
Porta de la Mar
Camminiamo lungo gli ampi viali che portano dal Porto verso il centro storico, passando per la Porta de la Mar e l'adiacente Palazzo di Giustizia (i tribunali mi perseguitano...), facendo rotta verso Barrio del Carmen, cuore della movida valenciana. Davide, che sta studiando da GPS, fa da navigatore.
Restiamo subito stupiti dagli stupendi esempi di Art Nouveau, nelle vie che portano a Plaça della Reina, che insieme a Plaça Ajuntamiento, costituisce il centro nevralgico della città storica. 
Pensavo che Valencia potesse essere simile a Napoli, connubio intrigante di bellezza e decadenza, e, invece, scopro che, per certi versi, mi ricorda l'affascinante Aix-En-Provence, con le sue case curatissime e le piazzette-bomboniera.
A mezzanotte, turisti e locali passeggiano per le strade affollate.
Paserel la de l'Exposiciò 
Passiamo davanti al Mercato Central e arriviamo in Plaza Tossal . Seduti all'aperto, mi godo una caipirinha ghiacciata, guardando il via vai delle "creature della notte".
Partono i primi sbadigli e ci incamminiamo verso l'hotel. Questa volta per attraversare i Jardines de Turia passiamo sul ponte opera dell'archistar Santiago Calatrava: imponente filamento di DNA di cemento e acciaio.

venerdì 31 agosto 2012

Mount Magnet - Yanchep: addio all'oceano

Great Northern Highway - Orizzonti australiani
Iniziamo il nostro rientro verso Perth di mattina presto, quando il cielo si infiamma delle mille sfumature del porpora e Mount Magnet sonnecchia pigramente. 
New Norcia
Davanti a noi quasi 500 kilometri lungo la Great Northern Highway, fino a New Norcia. 
Centinaia di chilometri nel never never. Dopo 200 kilometri di outback quasi desertico, compaiono distese di campi di soia in fiore, mentre i bassi cespugli cedono il passo ad imponenti eucalipti. La terra resta rossa, ferrosa, anche se coperta da pascoli verde smeraldo, punteggiati da centinaia di pecore. 
Prosegue il tormento dei roadtrain "oversized", preceduti dalla loro macchinetta di scorta che ci invita a spostarci per far passare questi mostri su gomma. 
Passiamo attraverso paesini, usciti dall'immaginario di qualche gentiluogo di campagna inglese, sebbene i toponimi siano piuttosto estrosi: Bindi Bindi, Dwallinu, Miing. Ai bordi della strada, un tappeto di fiori colorati.
Yanchep NP - Koala.. sempre a dormire?
Dopo quasi 4 ore di viaggio eccoci finalmente a New Norcia. In mezzo ad eucalipti e terra rossa, sorge un grande complesso monastico: chiese, conventi, scuole e collegi.
Sembra di essere sbarcati su Marte, come se degli alieni avessero colonizzato l'Australia. Penso che proverei la stessa sensazione, se mi imbattessi in un tempio buddista in Piazza San Pietro. Qui è più semplice, quasi logico, credere all'esistenza del Serpente Arcobaleno, che a Gesù Cristo Maometto, perchè qui si sente palpabile la Tjukurrpa, il Dreamtime, mentre le religioni occidentali sembrano del tutto estranee al contesto.






Yanchep NP - Pellicano
Decidiamo di dare l'addio all'Australia con un saluto ai koala, vera icona australiana, ed un bridisi sulla spiaggia. Puntiamo, quindi, dritti al Yanchep National Park, dove vive una colonia dei pigri orsetti mangiatori di eucalipto. Passeggiamo guardando queste palle di pelo che dormono incastrati fra i rami, mentre sul prato a un paio di metri da noi, saltellano "greggi" di canguri. Sul laghetto al centro del parco, un pellicano fa la siesta appollaiato su un palo d'ormeggio.
Yanchep - The beach
Cerchiamo un campeggio mentre il cielo di rannuvola velocemente. Arriviamo in spiaggia, puntuali per il nostro ultimo sundowner, ma il sole gioca a nascondino dietro le nuvole e si tuffa fra le onde, senza farsi vedere. Lasciamo le nostre orme sulla spiaggia e poi torniamo al camper per la nostra cena d'addio.

Domani finisce questo viaggio, ho bisogno che Davide mi prometta che torneremo qui di nuovo, per calmare un po' la struggente malinconia di questa partenza.
Goodbye Australia!!!

giovedì 30 agosto 2012

Newman - Mount Magnet: nel far Western

Small Sandy Desert
Si riparte all'alba, lungo la highway che taglia dritta in mezzo all'outback. La monotonia del viaggio è interrotta dal passaggio dei roadtrain oversize che ci costringono ad accostare per farli passare. Trasportano casette prefabbricate e Caterpillar. Evidentemente qualcuno si starà divertendo a giocare a Civilization da qualche parte in mezzo al bush. 
"Radio Demonio", ovvero la radio sul canale AM 666, non ci fa più compagnia. La banda FM è muta da centinaia di miglia ormai e girando la manopola si intercetta solo il gracchiare delle scariche statiche. Sulla banda AM, invece, grande scelta: network che declama news australiane o partita di football o cricket. Difficile capire di quale sport si tratti visto che, del farfugliare concitato del cronista ,distinguo una parola sì e tre no. 
Stando alla nostra cartina ci stiamo avvicinando allo Small Sandy Desert, ma il nostro desiderio di costeggiare dune di sabbia rossa riarsa dal sole cocente rimane frustrato. Di sabbia neanche l'ombra, intorno a noi il paesaggio è tutto un susseguirsi di distese di spinnifex, terra rossa, arbusti secchi e, in lontananza, un gruppo di colline dalla cima piatta.
Cue- The bank
Per passare il tempo ed evitare che il povero Davide, stoicamente al volante da ore, crolli addormentato, leggo alcuni brani della guida dell'Australia della National Geographic che narrano le storie delle maggiori scoperte minerarie del Western Australia. Botte di culo quasi leggendarie, come quella di due minatori che, stanchi di camminare sotto il sole implacabile, pensarono bene di stendersi sotto un albero per riposare. Mentre si accingevano a sdraiarsi, toh, ecco due pepite d'oro, spuntare proprio davanti ai loro occhi (o più verosimilmente da sotto il loro culo!). La guida ci informa che, volendo testare la propria fortuna, si possono acquistare licenze minerarie giornaliere e provare a scavare. Rifletto un attimo e decido che non è un'idea saggia: con la sfiga che ho invece di mettere le chiappe su un paio di pepite, riuscirei a farmi mordere il culo dalla più letale delle serpi australiane. 
Dopo quasi 3 ore di guida arriviamo a Cue, cittadina mineraria famosa durante il periodo della corsa all'oro. Intorno alla statale un drugstore, l'ufficio postale e una banca. Poco oltre la police station ha soppiantato l'ufficio dello sceriffo mentre il pub locale ha sostituito il saloon. Siamo giunti nel far Western! Smontiamo da cavallo e passeggiamo divertiti in questo luogo assurdo. 
Mount Magnet - Overview
200 km e arriviamo a Mount Magnet, altra cittadina mineraria nel cuore dell'outback. Con autentica caparbia britannica, gli abitanti sono riusciti a crescere praticelli di tenera erbetta verde smeraldo e non rinunciando al BBQ neanche in questi avamposti isolati. Solo gli aborigeni che fumano davanti al drugstore fanno capire che il sistema non è perfetto come sembra.
Il tramonto si avvicina e ci prepariamo alla sosta campeggio. Il proprietario del camping, un tipo eccentrico, tutto tatuato, che passeggia per le piazzole tenendo al guinzaglio un barboncino francese (più adatto ad un cicisbeo francese che ad un "bushy") ci assegna una piazzola panoramica vista highway.
Per cena ci prepariamo un bel chili con carne, bevendo uno shiraz della Barossa Valley, per alleviare la malinconia della partenza sempre più prossima. 

mercoledì 29 agosto 2012

Karijini NP - Weano Gorge e Hancock Gorge - Newman: dai canyon alle miniere

Karijini NP - Weano Gorge
10 chilometri di strada sterrata de merd (come dicono a Parigi) e arriviamo al polveroso parcheggio della Weano Gorge. 
Il panorama che si gode dall'Oxley Lookout è impressionante, soprattutto per chi, come me soffre di vertigini: aggrappata alla balaustra di una terrazza d'acciaio, guardo con terrore la parete di arenaria rossa che precipita sotto di me per più di 100 metri (aiuto...), fino alla Junction Pool, punto di incontro fra la Weano Gorge, la Red Gorge e la Hancock Gorge. Il lago è sovrastato da un enorme pilastro di roccia rossa:  l'Oxley Cliff.
Foto di rito e mi precipito in salvo, con la terra sotto i piedi.
Giriamo qualche minuto in tondo prima di trovare il sentiero che scende ripido per qualche centinaio di metri nella Weano Gorge. Imbocchiamo un sentiero stretto fra le pareti di roccia, passando sotto enormi eucalipti. Arriviamo al primo ostacolo: per proseguire occorre attraversare un laghetto di acqua gelida. Sono le 9 del mattino e non ho alcuna voglia di tuffarmi nell'acqua a 10 gradi. Via i pantaloncini, le calze e le scarpe, rimango in maglietta e costume. Entro nell'acqua fino alla vita. Shit! (come dicono a Londra) Mi aggrappo come un geco alla parete, per riuscire a stare fuori dall'acqua, e strisciando lungo la roccia arrivo dall'altra parte.
Karijini   NP - Weano Gorge
Weano Gorge - Handrail Pool
Ci rimettiamo le scarpe e dopo pochi passi, altro ostacolo: nuovo laghetto da guadare. Stavolta non ci pensiamo neanche a spogliarci. Strisciamo  sulle rocce rosse e aggiriamo specchi di acqua cristallina, fino ad infilarci in un canyon così stretto che stando al centro, non è possibile allargare del tutto le braccia. Il cielo è ridotto ad una fetta blu sopra le nostre teste. In fondo al canyon, la roccia si stringe attorno a noi e lascia spazio solo ad un laghetto che è un cerchio perfetto di ruggine e cristallo. Oltre, la roccia sotto i nostri piedi è liscia e scivolosa e si trasforma in uno scivolo dove il torrente (ormai solo un rigagnolo) si tuffa nella Handrail Pool. Memori dei cartelli che raccontavano il  travagliatissimo salvataggio di uno sfortunato che lì si era rotto una gamba, decidiamo prudentemente di tornare sui nostri passi.
Karijini NP Hancock Gorge
Karijini - Hancock Gorge
Mezz'ora dopo siamo all'imbocco della Hancock Gorge. Scendiamo nella gola, aggrappandoci ai gradini di una scala di ferro. Il sentiero segna livello 5 (alpinistico): fine della passeggiata, da qui in poi si fa sul serio. Lo schema inizia con l'attraversamento di un altro laghetto gelido. Scarpe al collo entro nell'acqua ghiacciata. Il fondo è ghiaioso e le pietre aguzze mi tormentano i piedi. Ho le lacrime agli occhi per il dolore ma stoicamente proseguo, nonostante ogni passo sia una sofferenza. Esco dall'acqua e mi rimetto le scarpe. Sospiro di sollievo.
Kermit's Pool
Nello schema successivo aumenta la difficoltà: bisogna strisciare sulle pareti del canyon, aggrappandosi alle sporgenze della roccia. Ce la facciamo senza problemi e, superato il livello, eccoci allo Spider Walk. Mi domando se il nome derivi dai ragnacci che infestano i buchi fra le rocce (speriamo che Davide non se ne accorga...) o dal fatto che si può avanzare solo facendo perno su braccia e gambe, tenendole aperte e puntellandosi alle pareti della gola, perchè il fondo è scivoloso come sapone e quindi impercorribile. Infatti, la pressione dell'acqua sulle caviglie a tratti è così forte da spostarci i piedi.
Alla fine del livello la ricompensa: arriviamo alle acque turchesi della Kermit's Pool. Siamo molto orgogliosi della nostra impresa.
Oltre il lago, ci vogliono corde e imbrago per proseguire, anche se i colori della Jade Pool che scorgiamo in lontananza sono davvero stupefacenti.
Si torna al punto di partenza e dopo un breve scambio di opinioni, decidiamo di intraprendere il viaggio di ritorno per Perth.
L'ingegnere calcola i consumi del mezzo e per prudenza facciamo tappa per il rifornimento a Mujina Roadhouse, dove vediamo dei roadtrain che trasportano anche 4 rimorchi. Poi proseguiamo per Newman, cittadina mineraria a circa 200 chilometri.
Arriviamo a destinazione in serata e riusciamo a scorgere in lontananza l'enorme miniera di ferro a cielo aperto: una smisurata voragine che sembra essere frutto dell'impatto di un meteorite. Downtown è un continuo viavai di fuoristrada e di operai coperti di polvere rossa. Nel campeggio c'è persino una lavatrice destinata agli abiti da lavoro, impregnati di terra rossastra. Guardiamo il tramonto, mentre i lavoratori rientrano nelle loro casette di lamiera, molti con una cassa di birra sulle spalle. Deve essere duro vivere ogni giorno qui, in mezzo al nulla, trascorrendo giornate tutte uguali, respirando polvere di ferro e terra australiana, per quanto il lavoro sia altamente remunerato. Eppure, anche qui, la gente è cordiale e nessuno nega un sorriso quando ti incrocia. Benchè non ci siamo musei, parchi nazionali o meraviglie naturali, questo posto ha un suo particolare fascino: sembra di essere su Marte, soprattutto per chi, come noi, è abituato a vivere nelle verdeggianti e addomesticate distese della Pianura Padana.

martedì 28 agosto 2012

Karijini National Park - Joffre Gorge: arrampicata e acque gelide

Karijini NP - Trail
Dopo il paradisiaco bagno a Fern Pool (che è servito anche a lavar via i quintali di polvere rossa che avevo addosso) giunge il momento della prova della verità. Riuscirà il nostro fido destriero a percorrere i 35 km di strada sterrata che ci separano dalla Weano Gorge senza smontarsi? Davide ha colto la sfida ma si vede che è un po' preoccupato. Il nostro mezzo non è esattamente un 4WD e sullo sterrato sgroppa, scoda e si dimena senza sosta. Il pilota è concentratissimo: se si scende sotto i 60 km/h il camper sembra sul punto di esplodere, mentre se si superano gli 80 km/h rischiamo di decollare. Io incrocio le dita, prego che nessuna bestia attraversi la strada e seguo il tracciato, presissima dal mio ruolo di navigatore.
Dopo un'ora di guida off-road, giungiamo finalmente, con gran respiri di sollievo, al Karijini Eco Retreat: resort con annesso campeggio, perso nel bush, a due passi dalla Weano Gorge, nostra meta di domani.
Karijini NP - Joffre Gorge
Per oggi ne abbiamo avuto abbastanza di strade corrugate e decidiamo di visitare a piedi la Joffre Gorge.
Scompariamo nel bush, nascosti dalla spinnifex dorata, alta quasi quanto noi e, dopo una breve passeggiata, arriviamo ad un punto panoramico. Sul fondo della gola di arenaria rossa si trova un grande lago, blu zaffiro, che i locali chiamano "Olympic pool". Stormi di kakatoo bianchi volano sull'acqua gridando. Cerchiamo un sentiero per scendere al lago. Troviamo un unico passaggio: un trail di livello 5, vale a dire discesa alpinistica (oddio le mie vertigini...). Mi faccio coraggio e la curiosità di vedere da vicino il lago e più forte della paura, anche se in paio di passaggi, sono praticamente terrorizzata. Arriviamo finalmente sul fondo: di fronte a noi c'è un laghetto verde bottiglia, mentre a sinistra e a destra la roccia è una stretta fenditura rossa nel cielo blu. Del sentiero per la "piscina olimpica" nemmeno l'ombra. Alla nostra sinistra l'acqua salta via in una serie di piccole cascate e si infila in una nuova gola. Fine del mondo. A destra si intravede una lingua di sabbia. Si va a destra. Nuova arrampicata sugli scivolosi gradini di arenaria e ci troviamo a Joffre Gorge: una silenziosa cascata scivola su un anfiteatro di centinaia di scalini rossi, tuffandosi in un laghetti cristallino. Siamo solo io e Davide e altri due signori australiani, che ci lasciano soli a goderci questa meraviglia.
Joffre Gorge - Joffre Falls
E' ora di tornare indietro. Il caldo si fa sentire e l'acqua del laghetto verde è invitante. Gli Aussie si sono già tuffati. "Is it cold?", chiedo prudente. "It's freezing but amazing", è la risposta. Davide scuote la testa. Se voglio fare il bagno, non devo aspettarmi la compagnia della mia dolce metà. Mi spoglio. Ormai non posso più tirarmi indietro, è una questione di orgoglio nazionale. Gli australiani sorridono "You should dive quickly!", aggiungono, mentre rabbrividisco al contatto con l'acqua ghiacciata. L'inno di Mameli risuona nelle mie orecchie e mi tuffo. Merd! (come direbbero a Parigi). E' gelida!!! Resto senza fiato e schizzo fuori dall'acqua, veloce come un gatto. L'orgoglio nazionale è salvo, ma mi sono gelata le chiappe. Davide sorride. Carogna.
Torniamo al nostro campo base, felici per la scalata. La giornata termina con il sundowner di rito, guardando il sole che si spegne nel bush, affondando, forse, nella Olympic pool.

Karijini National Park - Dales Gorge: sogni ad occhi aperti

Karijini NP - Circular Pool
La nostra prima destinazione oggi è la Circular Pool nella Dales Gorge. Destinazione, purtroppo, condivisa da un gruppo di ragazzi che giocano agli hippy, in una pessima imitazione dei nativi d'america, con le facce imbrattate di pennarello. Due piccole squaw starnazzano scendendo nella gola. Addio atmosfera magica. Accarezzo la dolce immagine di farne cadere una nel dirupo... Fortuna vuole che la rumorosa masnada di imbecilli resti indietro e così possiamo goderci per breve tempo la meraviglia di questa piscina dalle acque cristalline dove l'acqua zampilla in questo laghetto color del cielo abbracciato da un'abside di arenaria rossa, prima che la molesta combriccola rovini l'incanto. Torniamo sui nostri passi, salendo e scendendo dai massi che compongono le rive del ruscello in fondo alla gola, passando a fianco di maestosi eucalipti, la cui corteccia si sfoglia in pagine di carta velina. Il tronco è liscissimo al tatto, come se fosse stato levigato dal mare. La passeggiata è facile, il sole piacevolmente caldo e il paesaggio insolito. Rapidamente ci ritroviamo a Fortescue Falls che, illuminata dal sole, è un'affascinate gioiello scintillante di luce.
Karijini NP - Fortescue Falls
La mia destinazione è Fern Pool, per il bagno coi pesciolini pulitori e i serpenti delle rocce. Davide mi guarda perplesso mentre mi svesto. "E' gelida!", sentenzia. Non sento ragioni e scendo la scaletta sorridendo, mentre i pesci mi solleticano i piedi.
Bagno a Fern Pool
Mi lascio scivolare rabbrividendo nell'acqua fresca. Mi pervade una sensazione di serenità e completezza, mentre nuoto lentamente verso le cascate. Qui l'acqua è tiepida. Chiudo gli occhi, butto indietro la testa sotto la cascata, lasciandomi accarezzare dalle gocce che mi scendono sul viso. E' bellissimo: ogni sensazione negativa, ogni paura e incertezza si dissolve nell'abbraccio dell'acqua. E' un momento perfetto, di quelli che capitano poche volte nella vita e non vorrei uscire più da questo cerchio magico.
Torno indietro, nuotando fino agli eucalipti, curvi sull'acqua come salici piangenti, dove il sole, filtrando fra le foglie, le tinge d'argento e sfavilla sulla superficie in mille raggi dorati. Indugio ancora un po' e poi esco a malincuore da questo stato di grazia.
Con gli occhi ancora pieni di meraviglia risaliamo il sentiero verso il parcheggio. Ci aspetta la Weano Gorge.

lunedì 27 agosto 2012

Nanutarra Roadhouse - Karijini National Park: strade rosse

HWY 136
All'alba facciamo rotta per Tom Price, sulla statale 136. La strada serpeggia fra colline (che qui chiamano "mounts"), coperte da migliaia di batuffoli dorati di spinnifex. Negli ultimi 48 chilometri prima di raggiungere Tom Price, la statale si trasforma in una lunga pista di terra rossa, un incessante susseguirsi di piccole gibbosità, che fanno vibrare il camper come se fosse sul punto di esplodere. Acceleriamo e a 70 km/h iniziamo planare sulle gobbe e il nostro potente mezzo smette di sgroppare. Intorno eucalipti, spinnifex ed arbusti sono rossi per l'incessante cortina di terra rossa sollevata dai mezzi di passaggio. Guardiamo con una certa apprensione le carcasse dei pneumatici squarciati che si susseguono sul ciglio della strada. Incrocio le dita e tocco ferro.
Karijini NP - Bushcamp
La nostra avventura off-road termina a Tom Price, dove i cottage sono circondati da palme e prato all'inglese. Una sfida della civiltà anglosassone alla selvaggia terra rossa che ricopre uomini e cose. Questa è zona di miniere, di gente che lavora duro sotto il sole battente, soffocata da questa polvere rugginosa che ti penetra nei polmoni, negli occhi, nella bocca. E' come se l'Australia, l'outback si posassero su di te, mettendoti alla prova.
Qui gli aborigeni indossano tute da lavoro e sorridono. Alice Springs con i nativi alcolizzati e ridotti e mendicare sembra molto lontana, anche se immagino che sia solo un'impressione.
Fuori dalla cittadina, le miniere pullulano di enormi caterpillar che scavano nella terra, che assomiglia ad un enorme termitaio.
Proseguiamo verso l'entrata est del Karijini National Park e ci accampiamo in un campeggio nel bush a Dales Gorge. Il nostro pulmino, le nostre scarpe e i nostri vestiti si tingono di rosso. 
Karijini NP - Fern Pool
Scendiamo una scala dritti nella gola, una fenditura nell'outback che si spalanca sotto i nostri piedi all'improvviso. Le pareti sono rosse e nere, sono ruggine striata di carbone. Sul fondo della spaccatura scorre un incantevole rio dalle acque turchesi, che serpeggia fra maestosi eucalipti e giganteschi ficus, le cui radici aeree ci circondano. Arriviamo a Fortescue Falls e il nostro sguardo si ferma rapito sulla cascata che termina in un lago perfetto, color acquamarina. 
Proseguiamo fra le vegetazione e arriviamo nell'angolo magico di Fern Pool. Eucalipti e ficus si specchiano nell'acqua calma e il silenzio surreale che ci abbraccia è rotto solo dal rumore delle cascate e dai richiami degli uccelli. 
Immergo i piedi nell'acqua fresca e decine di minuscoli pesciolini mi mordicchiano i piedi facendomi rabbrividire per il solletico. Questo luogo è sacro per gli aborigeni, che credono che sul fondo di questi laghetti vivano ancora i serpenti che crearono queste gole col loro passaggio, in un tempo remoto, quando la terra era soffice. La sensazione qui è che il tempo abbia smesso di scorrere e vorrei poter restare seduta sulla riva per sempre in silenzio ad ammirare questa visione perfetta.
Karijini NP - Fish pedicure
Si fa tardi e torniamo al nostro polveroso angolo di bush. 
Siamo rossi dalla testa ai piedi.
A cena grigliamo carne di canguro, sotto la luce delle stelle, indossando la lampada frontale e mi sento uno speleologo alle prese con il barbeque.
La luna quasi piena spegne le stelle e non c'è in giro neppure un dingo ad ululare all'argeneo satellite.

domenica 26 agosto 2012

Cape Range NP - Nanutarra Roadhouse: driving into the nevernever

Into the never-never
La nostra esplorazione di questa meraviglioso angolo d'Australia, termina a Lakeside, fantastico spot per lo snorkeling, immerso in un panorama da brividi. Il reef brulica di coralli e pesci colorati e ci dimentichiamo quasi l'acqua fredda. 
Davide avvista un piccolo squalo di barriera e rischiamo di replicare il miracolo della camminata (in questo caso corsa) sulle acque.
Lasciamo Exmouth veramente a malincuore, con una gran stretta allo stomaco. Delle meraviglie viste fin'ora, so che questo luogo, in particolare, mi resterà dentro, sotto la pelle. So che non dimenticherò mai le spiagge deserte battute dal vento, l'orizzonte infinito, i cieli traboccanti di stelle, le acque turchesi dell'oceano indiano, la nostra piazzola circondata dai canguri, i tramonti mozzafiato assaporati con un bicchiere di Sauvignon in mano. 
Giralia Bay
Riprendiamo la strada. L'oceano diventa bush, le spiagge aride si trasformano in desolazioni rossastre che si perdono nel cielo blu violento. Intorno a noi : arbusti, termitai, cespugli di eucalipto. Davanti e dietro di noi, solo un fiume d'asfalto. Visioni oniriche si manifestano nell'aridità del never never, come il cartello stradale di Giralia Bay: surreale apparizione dopo centinaia di chilometri di guida monotona. 
Nanutarra Roadhouse
Le ore passano e il tramonto si avvicina. Decidiamo di far tappa alla Nanutarra Roadhouse: strano ibrido fra una stazione di servizio e il Bates Motel. Ci parcheggiamo in mezzo a roulotte e camper, quasi tutti di pensionati australiani, che chiacchierano del più o del meno come se fossero in un bar di Perth e non spersi in mezzo all'outback, a centinaia di chilometri dal più vicino segno di umanità. Posti come questo, nella nostra addomesticata Europa, sono una rarità, un'attrazione che evoca il selvaggio west, perchè rappresentano l'ultimo avamposto della civiltà al confine con le terre selvagge. 
Una doccia calda lava via la salsedine e la sabbia degli ultimi 3 giorni, prima di un brindisi al tramonto e di un lungo sonno, disturbato solo dall'urlo dei cacatua.

sabato 25 agosto 2012

Cape Range NP- Kurrajong Camp: in campeggio col canguro

Kurrajong - The beach
Raggiungiamo il nostro prossimo campeggio nel Cape Range NP: Kurrajong. Dalla piazzola non si vede la meraviglia turchese dell'oceano che lambisce la spiaggia candida, nascosti da un'alta duna di sabbia.
Turquise Bay
Ci tuffiamo nell'acqua cristallina di Turquise Bay, angolo di paradiso creato apposta per le cartoline: spiaggia rosata, mare che declina ogni sfumatura di blu. Ci lasciamo galleggiare trasportati da una leggera corrente, mentre sotto di noi scorre un documentario sulle varietà della fauna acquatica australiana: coralli di ogni forma e varietà, pesci farfalla, coloratissimi pesci angelo, pesci chirurgo e pesci pappagallo di ragguardevoli dimensioni. Una splendida tartaruga verde plana proprio davanti a noi. La seguiamo per un po', prima di avvistarne un'altra.
Solo il freddo ci spinge ad uscire da questa meraviglia. Ci sdraiamo sulla spiaggia, effettivamente il posto è un po' affollato (come ci avevano detto i nostri amici olandesi): ci saranno almeno 30 persone in oltre un chilometro di spiaggia. Immagino cosa penserebbe un australiano, se malauguratamente si trovasse su una delle nostre spiagge ad agosto...
Kurrajong - Sundown
Camping with roos
Si torna al campeggio: relax in spiaggia e poi arriva l'ora del sundowner. Abbracciati sulla duna di sabbia, assistiamo allo spettacolo del tramonto che non smette di emozionarci. Aspettiamo che il cielo arancio e rosa diventi buio e si accendano le stelle, poi torniamo a casa e, proprio di fronte alla nostra piazzola, troviamo due canguri che brucano la loro erbetta, incuranti della nostra presenza. Noi li guardiamo attraverso il parabrezza del camper. E' una scena indimenticabile, un altro prezioso ricordo che porteremo a casa con noi.

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